Il Dalai Lama: “Nessun successore alla mia morte, la mia figura superata”

Il Dalai Lama non vuole un successore. A rivelarlo a sorpresa al quotidiano tedesco “Welt am Somtag” è stato lo stesso premio Nobel per la Pace il quale ha spiegato di ritenere che, appunto, non c’è bisogno di un successore quale leader spirituale dei tibetani alla sua morte. “Abbiamo avuto un Dalai Lama per quasi 5 secoli. Il 14esimo Dalai Lama è ora molto popolare e quindi possiamo finirla qui”, così nell’intervista. Il premio Nobel ha anche detto che i “buddhisti tibetani non dipendono da un solo individuo”. Il leader religioso, in “pensione” dal 2011, ha spiegato che non è necessario un nuovo Dalai Lama affermando che si tratta di una figura che ha fatto il suo tempo: “Così finiscono anche quasi cinque secoli di tradizione Dalai Lama e questo accade volontariamente. Le persone che pensano politicamente devono quindi rendersi conto che l’istituzione del Dalai Lama, dopo quasi 450 anni, dovrebbe aver fatto il suo tempo”.
Dal Dalai Lama critiche a Putin e commenti positivi sul presidente cinese
L’autorità suprema dei buddisti tibetani, che oggi ha 79 anni, è comunque sicura di poter operare ancora a lungo: “Secondo i medici che mi hanno visitato – ha raccontato a Die Welt -, arriverò a 100 anni. Stando ai miei sogni a 113. Ma 100, credo, saranno sicuri”. Il religioso ha anche detto di essere certo di poter visitare il Tibet, da cui è lontano da oltre 50 anni, prima della sua morte. Nel corso dell’intervista il Dalai Lama ha inoltre espresso un giudizio positivo sull’operato del nuovo presidente cinese: “Sotto il presidente Xi Jinping è iniziata una nuova era”, ha spiegato. “Vuole creare una società più armoniosa rispetto a quella del suo predecessore Hu Jintao. Inoltre, nella sua visita a Parigi del marzo scorso, aveva definito il buddismo come una parte importante della cultura cinese”, così ancora nell’intervista. Commentando la politica internazionale il Dalai Lama ha invece usato toni più duri per parlare del presidente russo Vladimir Putin.