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Covid 19

Il Covid fa strage di bimbi in Brasile: in un anno ne sono morti 2060 sotto i 9 anni, 1300 i neonati

Strage di bambini in Brasile, dove in un anno di pandemia sono morti 852 bambini fino a 9 anni, tra cui 518 neonati secondo i dati ufficiali. Tuttavia, secondo l’epidemiologa Fatima Marinho i decessi in questa fascia d’età sono stati più del doppio, arrivando a quota duemila. Molti medici avrebbero sottovalutato il rischio del Coronavirus nei più piccoli.
A cura di Ida Artiaco
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Oltre duemila bambini di età inferiore ai nove anni, di cui almeno 1300 neonati: sono queste le vittime della strage silenziosa che si sta consumando in Brasile, dove a morire a causa del Covid non sono soltanto gli adulti ma un numero sempre più significativo di minori. Nel Paese sudamericano, secondo in tutto il mondo per infezioni diagnosticate dall'inizio della pandemia, dopo gli Stati Uniti, tra il febbraio 2020 e il 15 marzo 2021 il Coronavirus ha ucciso almeno 852 bambini fino a 9 anni di età, tra cui 518 neonati. È quanto emerge dai dati ufficiali diffusi dal Ministero della Salute. Ma potrebbero essere più del doppio di questa cifra, come ha sottolineato l'epidemiologa Fatima Marinho, dell'Università di San Paolo, poiché a molti di loro non è stato possibile effettuare nemmeno un tampone, per il semplice motivo che non era disponibile.

Perché muoiono di Covid tanti bambini in Brasile

Luca e la mamma Jessika (da Facebook).
Lucas e la mamma Jessika (da Facebook).

La dottoressa Marinho ha preso in considerazione i decessi da sindrome acuta respiratoria – non registrati come Covid – e ha scoperto che sono stati 10 volte superiori rispetto al periodo pre pandemia. Dopo aver fatto alcuni calcoli, è arrivata alla conclusione che dall'inizio dell'emergenza il Coronavirus ha ucciso nel suo Paese 2.060 bambini fino a 9 anni, compresi 1.302 neonati. Una situazione dovuta probabilmente anche al fatto che alcuni medici hanno anche sottovalutato il rischio del Covid nei più piccoli, come nel caso di Lucas, riportato dalla Bbc. Un bimbo in ottima salute, senza alcuna patologia pregressa, ha spiegato sua madre Jessika. "Un giorno ha iniziato ad avere problemi, in particolare non aveva più appetito. Decisi quindi di portarlo dal pediatra. Non aveva la febbre e, quindi, il dottore mi disse che non era necessario eseguire un test Covid, suggerendo che era un semplice mal di gola. Aggiunse anche che il Covid è raro nei bambini, dunque mi disse di dargli degli antibiotici e di non preoccuparmi". Ma così non è stato. Era il maggio del 2020. "Passarono alcune settimane – ha continuato – e Lucas dormiva sempre di più. Il 3 giugno vomitò tantissimo dopo aver mangiato. Lo portai all'ospedale dove gli fecero un test. Era positivo al virus. Fu trasferito in un'altra struttura dotata di un reparto pediatrico di terapia intensiva. Gli fu diagnosticata una sindrome infiammatoria multipla e fu intubato. Lucas rimase 33 giorni in rianimazione", prima che il suo cuore smettesse per sempre di battere.

Cosa sta succedendo in Brasile

A più di un anno dall'inizio dell'emergenza sanitaria, il Brasile continua ad essere l'epicentro globale della pandemia di Covid-19. Solo nelle ultime 24 ore sono stati registrati 3.459 nuovi decessi legati al Covid-19 e 73.513 contagi, complice probabilmente anche la diffusione massiccia della variante P.1, ribattezzata proprio "brasiliana " e rilevata per la prima volta a Manaus lo scorso gennaio. Il che sta portando al collasso il sistema sanitario e funerario in tantissimi stati. A Rio de Janeiro, in particolare, i medici stanno fronteggiando un’improvvisa carenza di sedativi. Un’infermiera dell’ospedale Albert Schweitzer di Realengo ha raccontato al sito Globo che alcuni pazienti Covid in gravi condizioni sono stati intubati da svegli e con le mani legate al letto a causa della mancanza di farmaci. In tutto il paese, le scorte di ossigeno stanno diminuendo, c'è una carenza di medicinali di base e in molte unità di terapia intensiva non ci sono più letti disponibili. Eppure, nonostante ciò, il presidente Jair Bolsonaro continua a ignorare l'emergenza, ribadendo di essere contrario a qualsiasi forma di chiusura per tutelare l'economia locale. In tuto ciò, anche la campagna di vaccinazione procede a rilento. Finora, secondo dati di Medici senza Frontiere, solo l’11% della popolazione ha ricevuto una dose di vaccino.

L'appello di Medici senza Frontiere: "Rischio catastrofe umanitaria"

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"Le misure di sanità pubblica sono diventate un campo di battaglia politico in Brasile. Per questo politiche che dovrebbero fondarsi sulla scienza vengono orientate da opinioni politiche più che dalla necessità di proteggere individui e comunità dal Covid-19. Questo ha messo il Brasile in uno stato di lutto permanente e ha portato il sistema sanitario brasiliano vicino al collasso", ha detto Christos Christou, presidente internazionale di Medici senza Frontiere, che ha lanciato un appello internazionale per chiedere alle autorità di riconoscere la gravità della crisi e di predisporre un sistema centrale di risposta per prevenire ulteriori morti evitabili. Allarme anche per quanto riguarda il rallentamento della campagna vaccinale: "Milioni di vite in Brasile, e anche oltre i suoi confini, sono a rischio a causa di oltre 90 varianti del virus attualmente in circolazione, nonché di eventuali nuove varianti che potrebbero emergere".

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