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Covid 19

Il Coronavirus ha raggiunto il più grande campo profughi al mondo: ora si rischia una strage

Le Nazioni Unite hanno confermato che un rifugiato di etnia rohingya e un’altra persona sono stati trovati positivi al Covid-19 in uno dei più grandi campi profughi al mondo, quello di Cox’s Bazar, in Bangladesh. Le associazioni che operano sul posto temono ora un disastro umanitario di enormi proporzioni.
A cura di Antonio Palma
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“Si rischia un disastro umanitario di enormi proporzioni”, così le organizzazioni non governative e di volontariato hanno lanciato l’allarme sul pericolo coronavirus che incombe su uno dei più grandi campi profughi al mondo, quello di Cox's Bazar, in Bangladesh. Gli operatori umanitari hanno avvertito che senza opportuni misure si rischia un disastro immane in quei campi che ospitano circa un milione di rifugiati rohingya. L’allarme dopo la scoperta di un primo caso di positività al nuovo coronavirus tra uno degli ospiti della struttura che è in realtà un agglomerato di baraccopoli in cui la promiscuità non consente alcun tipo di controllo né distanziamento sociale.

Il campo profughi, che ha una densità di popolazione maggiore di alcune delle città più trafficate del mondo, è stato completamente bloccato dal 14 marzo proprio nel tentativo di impedire la diffusione del virus. Questo però evidentemente non ha impedito all'infezione di raggiungere alcuni ospiti generanno subito allarme. Giovedì infatti le Nazioni Unite hanno confermato che un rifugiato di etnia rohingya e un'altra persona sono stati trovati positivi al Covid-19. "Entrambi i pazienti sono in isolamento e la ricerca dei contatti è in corso", ha affermato l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati ma il rischio che il contagio in simili situazioni possa sfuggire di mano è molto concreto.

Nel campo infatti spesso l’accesso a servizi essenziali come bagni, acqua potabile e cibo è consentito solo facendo lunghe file presso punti di distribuzione comuni e anche la situazione igienica sanitaria non è delle migliori. Inoltre si parla di una popolazione fuggita dalla persecuzione in Myanmar e quindi con condizioni di salute di base precarie. Medici Senza Frontiere ha avvertito che già prima dell’emergenza coronavirus, un terzo dei pazienti trattati presentava sintomi del tratto respiratorio quindi a rischio in casi di malattia.

“Ora che il virus è entrato nel più grande insediamento per rifugiati del mondo, temiamo che sia molto reale la prospettiva della morte di migliaia di persone a causa di Covid-19. Questa pandemia potrebbe riportare indietro il Paese di decenni” ha dichiarato il direttore sanitario di Save the Children in Bangladesh.

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