Il colonnello Gheddafi a bordo di un treno: non è più in Libia
GHEDDAFI IN LIBIA? – Dopo le rassicurazioni audio del colonnello Gheddafi, che giura di essere in Libia alla guida della lotta contro i ribelli, giungono notizie che sembrano smentirlo: durante il messaggio audio del 24 agosto in cui invitava i suoi fedeli "a liberare la capitale dai ratti" si sente un rumore di sottofondo che assomiglia a quello di un treno (ascolta l'audio). Piccola precisazione: in Libia non ci sono più treni dal 1965, quindi molto probabilmente il colonnello è fuggito all’estero. Una supposizione del genere trova una conferma nei giornalisti occidentali presenti in Libia e nei tecnici informatici del sito "Il Giornale" che per primi hanno sollevato il caso; un esperto del suono, Edoardo Milani, ha compiuto un'analisi spettrale delle tracce audio e secondo i risultati all’80% si tratterebbe proprio di un treno.
Il colonnello non appare in video dal giugno scorso e comunica solo tramite lettere e comunicati letti in emittenti tv come quella siriana Al Rai; diversi sono i capi di Stato pronti ad accoglierlo: gli ha offerto asilo politico il Venezuela, lo Zimbabwe. Il sostegno che l'ex rais ha fornito per quarant'anni ai paesi africani comincia ad avere un ruolo importante e la Guinea Bissau, ad esempio, si è offerta di ospitarlo; secondo le parole del suo primo ministro Carlos Gomes:
"Con tutti gli investimenti che ha fatto, il colonnello merita massimo rispetto e il miglior trattamento possibile. Sarebbe il benvenuto."
Intanto giunge ieri l'ennesimo messaggio audio del colonnello trasmesso dall'emittente siriana Al Rai: la voce di Gheddafi ha di nuovo invitato i libici a non cedere alla colonizzazione del loro paese. Il canale televisivo ha precisato che Gheddafi sarebbe voluto apparire di persona sul canale, così da dare prova di essere ancora in Libia, ma per ragioni di sicurezza ha dovuto rinunciare.
SAADI IN NIGERIA – La notizia del terzogenito figlio del colonnello in Nigeria è stata confermata da Victoria Nuland, portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti: "Il governo del Niger ci ha confermato che Saadi è entrato in territorio nigeriano e che al momento stanno trasferendolo o lo hanno già trasferito nella capitale Niamey, dove intendono arrestarlo". Il governo nigeriano ha però precisato che il figlio dell'ex rais non è stato catturato ma è semplicemente tenuto sotto sorveglianza.
RIPRENDE LA PRODUZIONE PETROLIFERA NEL PAESE – Dopo l'annuncio del leader del CNT Mahmoud Jibil della rimessa in funzione dei due giacimenti di Sarir e Mesla (altri potrebbero seguire nei prossimi giorni), nella giornata di ieri i lealisti di Gheddafi hanno attaccato una raffneria e ucciso 17 guardie nella zona di Ras Lanuf. Gli impianti petrolieri in questione non erano in funzione e non hanno subito danni. L'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio si aspetta che la produzione di greggio raggiunga il milione di barili al giorno nei prossimi sei mesi (prima dello scoppio della guerra civile la produzione petrolifera quotidiana raggiungeva 1.600.000 barili, oggi è pressoché pari a zero). L'italiana ENI ha comunicato che spera di poter riattivare già da ottobre le forniture di gas verso l'Italia attraverso il Greenstream.
RICONOSCIMENTO DEL CNT DA PARTE DELL'ONU – Il Consiglio Nazionale di Transizione ha ricevuto ieri il sostegno della Cina, che lo ha finalmente riconosciuto come rappresentante legittimo del popolo libico; l'intento è anche quello di tenere in vita i diversi trattati e accordi commerciali conclusi tra Cina e la Libia durante il regime. La Cina diventa così l'ultimo membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU che ha riconosciuto ufficialmente l'organo politico della ribellione.
A BANI WALID CONTINUA LA RESISTENZA DEI LEALISTI Prosegue la battaglia per il controllo di Bani Walid, la roccaforte dei fedelissimi di Gheddafi; nella città i ribelli stanno incontrando una fortissima resistenza, superiore alle aspettative dei comandanti dei thawar. Il CNT invia regolarmente delle truppe in aiuto degli insorti, ma le eterne rivalità inter-tribali tra i miliziani locali e quelli provenienti da altre aree del Paese determinano una situazione anarchica, così come viene descritta dagli inviati presenti nel paese, in cui non tutti sembrano disposti a seguire le direttive dello stesso CNT. Giunge la notizia della cattura di cinquanta lealisti nella zona di Sirte, ma non ci sono altre precisazioni da parte dei ribelli, le cui dichiarazioni sono sempre molto brevi e mai esaustive: sia le Nazioni Unite che Amnesty International accusano i ribelli di detenzioni arbitrarie e crimini di guerra, invitando il CNT a prendere il controllo delle varie fazioni armate.