Il caso dello strangolatore di Boston a una svolta dopo 40 anni
Il Dna stabilità con certezza se Albert DeSalvo uccise il 4 gennaio del 1964, la 19enne Mary Sullivan. Quel delitto – la giovane fu aggredita in casa sua – fu attribuito al cosiddetto “strangolatore di Boston” ma i dubbi al riguardo sono rimasti nonostante gli anni trascorsi. E ora la polizia americana, in seguito ad alcune nuove prove del Dna, ha deciso di effettuare altri esami che dovranno fornire definitivamente la verità sul legame tra DeSalvo e quella vittima. Per farlo sarà riesumato il corpo del presunto killer. Mary Sullivan sarebbe stata l’ultima vittima dello strangolatore che ha compiuto una scia di delitti dal 1962 al 1964. Undici donne di età compresa tra i 19 e gli 85 anni furono violentate e uccise in modo brutale da qualcuno che riusciva a introdursi nelle loro case senza lasciare tracce. Probabilmente il killer fingeva di essere un operaio e le donne gli aprivano la porta.
L’uomo confessò in prigione, dove fu ucciso – Nell’ottobre del 1964 la polizia arrivò a DeSalvo dalle testimonianze di alcune persone. In prigione l’uomo confessò a un compagno di cella di essere il serial killer che la polizia stava cercando: poi parlò anche con gli investigatori e disse loro dei dettagli sui delitti che non erano noti. Ma in ogni caso i dubbi sulla verità del suo racconto sono rimasti. Dubbi emersi in particolare per il caso della 19enne: il nipote della vittima, ad esempio, per anni ha sostenuto che non fosse stato DeSalvo a uccidere sua zia e sul caso scrisse anche un libro in cui compaiono altri possibili sospetti. Ma ora, dopo le prove del Dna e la riesumazione del corpo (il presunto killer morì nel 1973, qualcuno lo pugnalò a morte in carcere), dovrebbe essere scritta l’ultima pagina di questa storia.