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Guerra in Ucraina

Il cardinale Matteo Zuppi: “L’UE fa troppo poco per la pace tra Russia e Ucraina”

Zuppi, inviato da Papa Francesco in missione per tentare di far cessare la guerra in Ucraina: “L’Unione Europea fa troppo poco, dovrebbe fare molto di più. Deve cercare in tutti i modi di aiutare iniziative per la pace, seguendo l’invito di Papa Francesco a una pace creativa”.
A cura di Davide Falcioni
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"Il sogno di un'amicizia di tutti i popoli si scontra con la tentazione di restare ripiegati su se stessi, o peggio di cercare sicurezza alzando nuove frontiere, con antagonismi e polarizzazioni che perdono l'insieme: è sempre pericoloso, perché vuol dire anche non capire e non aiutare a trovare le soluzioni". Sono le parole pronunciate questa mattina dal cardinale di Bologna e presidente della Cei, Matteo Maria Zuppi, nel corso dell'omelia della messa celebrata a Rimini al 44esimo Meeting di Comunione e Liberazione.

"L'aria è inquinata da tante epidemie d'inimicizia – ha poi proseguito Zuppi – come vi ha scritto con tanta intelligenza Papa Francesco. Poi, quando uno è un po' intossicato, non se ne rende più conto, peggio, perché vuol dire che non ci sono più i sensori. È come quando l'aria diventa tutta elettrica: tu non te ne accorgi, poi basta una scintilla perché scoppi tutto. Il nostro impegno di cristiani, figli di un Dio amico degli uomini, è perché cresca il senso dell'appartenenza ad una famiglia, ma anche all'unica famiglia umana" ha aggiunto ancora il cardinale, inviato da Bergoglio in missione di pace per far cessare la guerra in Ucraina.

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E proprio a tal proposito, rispondendo alle domande de Il Sussidiario, Zuppi ha criticato l'Unione Europea: "Fa troppo poco, dovrebbe fare molto di più. Deve cercare in tutti i modi di aiutare iniziative per la pace, seguendo l'invito di Papa Francesco a una pace creativa". Inoltre, "dovremmo cercare una ripresa dello spirito europeo, essere consapevoli di quanto questo sia indispensabile se vogliamo garantire ai nostri figli un futuro di pace. Il problema dei nazionalismi, qualunque essi siano, è che se si collocano in un respiro ampio, universale, prima o poi diventano pericolosi perché contrappongono e dividono" osserva il porporato.

Una prospettiva che non è inevitabile, a condizione che prevalga "l'amore per il proprio Paese, che è fondamentale e decisivo per tutti e che dobbiamo aiutarci a difendere". "Esso però deve collocarsi nel concerto delle nazioni. Mai dimenticarsi di far parte della famiglia umana, o smettere di pensarsi all'interno di questa".

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