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Il capitano dei Wild Boars si è tolto la vita: nel 2018 salvò la sua squadra dalla grotta in Thailandia

Si è tolto la vita sopraffatto dalla pressione dell’opinione pubblica e dai ricordi di quanto vissuto nella grotta in Thailandia dove, insieme ai suoi compagni di squadra, è rimasto intrappolato per 9 giorni. Il capitano della squadra dei 12 bambini si era trasferito in Inghilterra per studiare.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Si è tolto la vita sopraffatto dalla pressione dei media thailandesi che lo celebravano come un eroe. Un eroe, Dom, lo era davvero: aveva salvato con grandi sacrifici i 12 piccoli calciatori rimasti intrappolati in una grotta allagata in Thailandia nel 2018. L'allora 17enne, ha fatto di tutto per salvare i compagni di squadra dei Wild Boars e da capitano si è assicurato che tutti loro tornassero a casa sani e salvi.

Gli adolescenti erano rimasti intrappolati nella grotta allagata per circa 2 settimane prima di rivedere la luce. Dom, loro capitano, li ha tranquillizzati, nutriti e idratati, facendo in modo che tutti riuscissero a sopravvivere. Una volta usciti da quella grotta, però, la sua vita non è stata più come prima: il giovane non ha retto la pressione, le aspettative dell'opinione pubblica e il peso di quello che molto probabilmente ha visto in quella grotta.

Il 12 febbraio scorso, Dom è stato trovato morto nella scuola che frequentava oltremanica, l'autorevole Brooke House College a Market Harborough. Nonostante i tentativi disperati dei medici, per il capitano non vi è stato nulla da fare e a distanza di mesi, viene appurata la causa della sua morte. 

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Il ragazzo, infatti, si sarebbe impiccato. La sua storia e quella della squadra di calcio che ha salvato sono diventate un documentario su Netflix intitolato "The Trapped 13: come siamo sopravvissuti". Quell'attenzione pubblica, però, è costata la vita al giovane che non era mai riuscito a superare la pressione e quella fama non voluta.

L'allora giunta militare, dopo il colpo di Stato del 2014, aveva colto l'occasione al balzo per convocare nuove elezioni e rifarsi l'immagine, mandando in tour mondiale i ragazzini e costruendo una replica della grotta in un centro commerciale di Bangkok dove la squadra di calcio è stata costretta a sfilare davanti agli spettatori.

Da qui, la decisione di trasferirsi in Inghilterra per studiare, anche se non aveva mai imparato l'inglese. Il giovane si era trasferito grazie a una borsa di studio della Zico Foundation, convinto che per "cambiare vita" bastasse il lasciapassare per giocare a calcio. Così per non era stato: il ragazzo aveva paura di non superare l'esame di lingua inglese e non poteva confidarsi con la famiglia che non aveva potuto seguirlo a causa della mancanza di denaro. 

Prima di andare a studiare all'estero, Dom aveva chiesto di non essere cercato. Nonostante la relativa calma degli ultimi anni, sopraffatto dal trasferimento, dalle paure per una lingua che non conosceva e dalla pressione, il ragazzo si è tolto la vita. Non si sa con chi abbia interagito prima di compiere quel gesto: il cellulare del 17enne è stato riconsegnato alla famiglia completamente ripulito, senza telefonate, messaggi o foto.

Lo smartphone è stato completamente resettato alle impostazioni originarie di fabbrica. Probabile, secondo chi ha svolto le indagini, che il giovane abbia cancellato tutto prima di togliersi la vita.

I funerali sono stati celebrati in Inghilterra, ma senza la sua famiglia presente. Perché i genitori e gli altri parenti non avevano soldi per venire oltremanica, nemmeno quelli per far rimpatriare la salma. Nessuno, dall'altra parte li ha aiutati economicamente.

“È aberrante che, nonostante una borsa di studio così ricca e tanti film di successo milionari a Hollywood, non si sia trovato il denaro per restituire il corpo di Dom alla famiglia e far svolgere il funerale in Thailandia”, dice al Times Rebecca Syed, ricercatrice in psichiatria infantile all'università di Oxford che ha seguito il caso sin dall’inizio perché nel 2018 viveva a Bangkok.

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