Il cancelliere tedesco Scholz licenzia il ministro delle Finanze Lindner: crisi nella coalizione di governo
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha licenziato il ministro delle Finanze Christian Lindner. Questa è stata la risposta alla richiesta di andare al voto anticipato all'inizio del 2025, avanzata dall'alleato a meno di due ore dall'inizio di un vertice di coalizione che avrebbe dovuto ricomporre la crisi di governo avviata dai liberali.
Scholz ha spiegato di aver preso la decisione per "evitare danni al nostro Paese". "Troppe volte ha tradito la mia fiducia", ha aggiunto. Il cancelliere ha dichiarato in conferenza stampa a Berlino che "porrà la questione della fiducia a gennaio 2025". "Poi i deputati del Bundestag potranno decidere se aprire la strada alle elezioni anticipate", ha spiegato Scholz, che potrebbero poi avere luogo a marzo 2025.
La crisi maturava da mesi, ma la situazione è precipitata nelle scorse settimane, con speculazioni su una possibile rottura della coalizione che si erano intensificate negli ultimi giorni.
Come riportato dalla Bild, i diversi incontri organizzati per cercare di far rientrare la crisi avevano mostrato che all'interno dell'esecutivo ‘semaforo', formato da Spd, Verdi e Fdp, non c'erano abbastanza punti in comune per arrivare alla svolta economica chiesta dall'ex ministro delle Finanze.
Il vertice decisivo, iniziato alle 18 in cancelleria, era annunciato. Fin dalle prime battute era trapelato che il leader dei liberali pensava di lasciare il governo senza un accordo sul suo pacchetto per la "Svolta economica", mentre i ministri della Giustizia e dei Trasporti, pure in quota Fdp, erano contrari e avrebbero spinto per restare. Ma il ministro ha avuto il sostegno del gruppo parlamentare al negoziato di stasera.
Il nodo sul buco del bilancio tedesco ancora da saldare vedeva fronti contrapposti sulle soluzioni. Scholz aveva tenuto un vertice con l'industria, escludendo i due sodali, Habeck ha proposto un fondo di investimenti, e Lindner voleva tagliare le spese sulle politiche del clima, sul reddito di cittadinanza e i sussidi all'Est, e ridurre le tasse sulle società.
Un compromesso sembrava a tutti impossibile, anche perché i socialdemocratici avevano già respinto con decisone il documento dell'ex ministro, ritenuto un vero e proprio punto di rottura.