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Opinioni

Il caldo di questi giorni è un’emergenza ancora più grande della pandemia di Covid-19

In California, dopo i devastanti incendi dello scorso anno, ci si aspetta la peggior siccità dell’ultimo millennio. In Texas, le autorità chiedono di non cucinare per evitare che l’uso eccessivo di condizionatori d’aria provochi un blackout. In Russia, Mosca e San Pietroburgo hanno fatto registrare temperature da record. E il rapporto Onu sul cambiamento climatico dice che è a rischio la nostra sopravvivenza sulla Terra. Se abbiamo fermato il mondo per un virus, cosa stiamo aspettando?
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Forse ve ne siete accorti pure voi che fa caldissimo, in questi giorni. Forse però non avete idea di quanto faccia caldo, in che misura, cioè, quel che state sperimentando nei pomeriggi e nelle serate afose di questo inizio estate faccia parte di un evento globale che non ha eguali nella Storia. Forse, soprattutto, non avete idea di quanto tutto questo si inserisca all’interno di un processo in atto che mette a rischio la nostra sopravvivenza sul pianeta più di quanto non lo stia facendo il Covid-19. E soprattutto, di quanto poco stiano facendo i governi del mondo per porvi rimedio.

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Negli Stati Uniti, ad esempio, tra California e Montana, le temperature medie della scorsa settimana hanno toccato i 38 gradi centigradi, abbattendo in un sol colpo tutti i record degli anni precedenti, già caldissimi di loro. In California, che già la scorsa estate – e quella prima, e quella prima ancora –  fu funestata da una devastante stagione d’incendi che aveva portato addirittura all’evacuazione di centinaia di migliaia di persone, ci si aspetta la peggior siccità degli ultimi 1200 anni, e il governatore Gavin Newsom ha firmato una legge d’emergenza per aumentare al massimo la capacità delle centrali elettriche dello Stato, perché l’attuale fornitura non è in grado di reggere il colpo di milioni di condizionatori d’aria accesi. Addirittura, in Texas, diverse autorità locali hanno chiesto ai loro cittadini di non cucinare e di non pulire casa per risparmiare elettricità. In Arizona, gli incendi già si stanno moltiplicando, ma gli aerei non riescono a decollare a causa del troppo caldo. E anche le riserve d’acqua sono ai minimi storici, tanto che il bestiame sta letteralmente morendo di sete.

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Fossero solo gli Stati Uniti, peraltro. Dall’altra parte del mondo, tra la Scandinavia e la Russia, le temperature stanno raggiungendo picchi che non si erano mai visti. Giusto un paio di giorni fa, a San Pietroburgo il termometro ha toccato i 35,9 gradi, secondo giorno più caldo della sua storia. Nello stesso giorno, a Mosca si sono raggiunti i 34,8 gradi, la più alta temperatura mai fatta segnare da un termometro nella capitale russa. Lo stesso sta accadendo in Siberia, terra fredda per antonomasia, dove domenica scorsa la temperatura al suolo ha superato i 40 gradi. Diversi studi raccontano che in Russia le temperature medie stanno crescendo a un ritmo due volte e mezzo superiore di quello del resto del mondo.

“Stiamo vedendo i nostri peggiori modelli diventare realtà” ha detto a Guardian la scienziata del clima americana Katharine Hayhoe. E a proposito di modelli: proprio questa settimana è stata diffusa una prima bozza del rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) dell'Organizzazione delle Nazioni Unite – pubblicazione quadriennale di 4mila pagine cui lavorano gli scienziati di 195 Paesi del mondo – secondo cui se si raggiungeranno i +2 gradi centigradi anziché +1,5, circa 420 milioni di persone in più sul pianeta dovranno affrontare "ondate di caldo estremo" e fino a 80 milioni di persone in più nel mondo potrebbero essere minacciate dalla fame. Quella che sarà presentata nel febbraio del 2022 sarà l’edizione più pessimista di sempre: “La vita sulla Terra può riprendersi dai grandi cambiamenti climatici evolvendosi in nuove specie e creando nuovi ecosistemi – si legge nella bozza – ma l'umanità non può”. Forse dovremmo cominciare ad ascoltare i climatologi tanto quanto ascoltiamo i virologi.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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