Il Brasile riconosce pari diritti alle coppie gay
Brutte notizie per il Vaticano: il Brasile, il paese cattolico più grande del mondo, ha deciso di considerare un anacronismo la legge che ancora nega alle coppie omosessuali gli stessi diritti di cui godono quelle eterosessuali. La Corte Suprema del Brasile, il maggiore organo di giustizia del Paese, ha approvato giovedì ed all'unanimità il riconoscimento delle unioni stabili tra persone dello stesso sesso. I 10 giudici si sono espressi a favore dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, sottolineando che "nessuno dovrebbe essere privato dei propri diritti sulla base dell'orientamento sessuale".
"In assenza di una legge approvata dal Congresso che regolamenti le unioni civili gay e i matrimoni omosessuali, il riconoscimento della Corte Suprema è la cosa migliore che potesse accadere" ha dichiarato il giudice Maria Berenice Dias, la quale ha anche precisato che pur non trattandosi di un riconoscimento legislativo del diritto a sposarsi (in Brasile, infatti, non c'è ancora una legge che preveda il matrimonio tra persone dello stesso sesso) si tratta di un passo importante in quanto la Corte ha stabilito che le coppie gay non possono essere discriminate rispetto a quelle eterosessuali e che, quindi, l’Amministrazione dovrà riconoscere loro piena parità di diritti su temi quali pensioni, adozioni e eredità.
Dopo l’Argentina così, dove dall'anno scorso sono stati legalizzati i matrimoni omosessuali, presto anche in Brasile ci sarà un pieno riconoscimento alle coppie non tradizionali. La decisione inoltre appare ancora più significativa proprio perchè arriva dal paese cattolico con più abitanti al mondo in un continente, quello sudamericano, dove per anni l'ha fatta da padrona una linea estremamente conservatrice sui temi etici e religiosi.
Come facilmente prevedibile, quindi, la decisione della Corte Suprema ha scatenato la reazione delle gerarchie cattoliche che vedono il matrimonio omosessuale come un vero e proprio attentato alla "sacralità della famiglia" come Hugo Jose de Oliveira, avvocato per la Conferenza dei Vescovi, che ha dichiarato: "la pluralità ha i suoi limiti". Secondo l'ultimo censimento in Brasile ci sono 60.002 coppie stabili composte da persone dello stesso sesso anche se i gruppi per la difesa dei diritti degli omosessuali dichiarano che le coppie sarebbero molte di più, in quanto, a causa della discriminazione molte di loro preferiscono vivere da "clandestini".