Il 65% dei russi vuole la pace: migliaia di arresti alle manifestazioni contro la guerra
Proteste che dilagano in tutto il Paese, migliaia di persone arrestate, ma anche aumento dei prezzi dei beni di prima necessità ed estrema difficoltà a uscire fuori dai confini nazionali. Le conseguenze della guerra in Ucraina si stanno facendo sentire anche in Russia, dove da giorni le persone hanno cominciato a risentire della chiusura della comunità internazionale nei confronti di Mosca. Aziende come Volvo, Maersk, Apple, Netflix, Shell, Toyota, Nike, hanno deciso di interrompere i loro affari in Russia, chiudendo le sedi e rimpatriando i dipendenti. Un duro colpo all'economia, che a breve inizierà ad avere effetti anche sulla vita dei cittadini. Secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera, in molti stanno facendo il pieno di benzina alle macchine (nonostante i prezzi non siano ancora lievitati), mentre si starebbe registrando un vero e proprio assalto alle farmacie più che ai supermercati, dove sta andando per la maggiore la vendita dei cibi in scatola.
Sul fronte delle manifestazioni, solo nella giornata di ieri sono state arrestate almeno 350 persone a San Pietroburgo. Erano scese in piazza per protestare contro la guerra in Ucraina, ma sono state disperse dalle forze dell'ordine. La condanna del conflitto arriva anche da altri fronti. Secondo quanto riportato dalla Cnn, il miliardario Mikhail Fridman ha definito la violenza ‘una tragedia', aggiungendo che ‘la guerra non può mai essere una risposta'. Non ha però criticato la politica di Vladimir Putin, sottolineando che fare "una dichiarazione politica inaccettabile in Russia, avrà implicazioni molto chiare per l'azienda, per i nostri clienti, per i nostri creditori, per i nostri stakeholder". Secondo un sondaggio condotto sempre dalla Cnn prima dell'inizio del conflitto, solo il 13% della popolazione russa credeva che un attacco fosse probabile, mentre due persone su tre (il 65% in totale) si aspettava e augurava una fine pacifica delle tensioni tra i due paesi.
Accademici, scrittori, giornalisti, hanno inoltre scritto un appello indirizzato al presidente Vladimir Putin, firmato da oltre 1200 studenti della prestigiosa Moscow State Institute of International Relations, affiliata al ministero degli Affari esteri. Nella lettera gli ideatori sostengono di ritenere "moralmente inaccettabile rimanere in disparte e tacere quando le persone muoiono in uno stato vicino. Stanno morendo per colpa di coloro che preferivano le armi invece della diplomazia pacifica".