Mentre ci apprestiamo ad entrare nel 2024, rileggere il dramma di Orwell ambientato 40 anni fa porta all’emergere di importanti affinità con il presente. Se il mondo di 1984 era diviso in Oceania, Estasia e Eurasia, oggi ci ritroviamo intrappolati nella rete di narrazioni contrastanti tessute da altri tre grandi blocchi geopolitici che si danno battaglia: l’Occidente, il fronte sino-russo e il mondo arabo-semitico.
Winston, il protagonista del dramma orwelliano, direbbe che in questo quadro la sua esistenza è una lotta continua contro le distorsioni della verità, dove la storia, le ideologie, le religioni e l’opinione pubblica vengono piegate dalla propaganda verso fini autoritari, mentre la tecnologia è utilizzata per omologare e sopprimere l’individualità e il dissenso.
Dalla tubercolosi al Covid, dall’iper-espansionismo all’iper-consumismo
Un tema quello dell’individualità che parte proprio dalla salute. Lo stesso Orwell si dice fosse influenzato dalla tubercolosi nella scrittura dell’opera, un malattia polmonare che ha fortemente influenzato “l’emaciazione del corpo” e il “controllo biopolitico” perpetrati dai regimi distopici descritti, così come l’inquinamento generato dall’iper-espansionismo che non genera nessuna crescita effettiva ma nutre solo la propaganda dominata dal Grande Fratello.
Situazioni non troppo distanti dall’iper-consumismo; dalla crescita economica dei paesi che non vede necessariamente un miglioramento delle condizioni di vita dei singoli; dal controllo sociale in pandemia e dagli effetti dell’inquinamento; dal Grande Fratello che oltre ad essere un programma seguitissimo, è un sistema che anziché spiarci ci porta a voler essere sorvegliati in maniera consenziente sui nostri apparecchi.
Allo stesso modo, la storia e i valori vengono mutati per giustificare le lotte geopolitiche tra i tre blocchi in Ucraina e a Gaza, confermando che “chi controlla il passato controlla il futuro” e che l’abuso socio-politico della storia porta ai peggiori drammi dell’umanità.
Dall’Oceania al blocco Occidentale
Il blocco occidentale, che ricorda l’Oceania di Orwell, è appena uscito da una crisi sanitaria globale, la cui risposta è stata caratterizzata da una narrazione, simile al doppio pensiero orwelliano (doublethink), che oscillava alternando soluzioni scientifiche a interessi politici, creando confusione ed erodendo la fiducia del pubblico. Gli echi dei dibattiti contemporanei sulla privacy, la disinformazione e il potere dei giganti della tecnologia risuonano sempre più astratti, complessi e privi di soluzione apparente.
Anche all’interno del conflitto ucraino emerge una netta dualità, che riflette le contraddizioni del romanzo. La capacità di sostenere gli invasi e gli oppressi in Ucraina e di sostenere gli occupanti e gli oppressori in Palestina, rivela il doppio pensiero che si concretizza nel momento in cui i cittadini accettano narrazioni contrastanti, poiché il racconto mediatico umanizza gli ucraini, inquadrandoli come difensori dei loro paesi, e allo stesso tempo disumanizza i palestinesi, marchiandoli come terroristi.
Sul web per essere accusati di essere filo-terroristi basta mostrare sconcerto verso le azioni occidentali in Ucraina o sostegno ai palestinesi, non diversamente dalle accuse mosse a chiunque non sposi la propaganda in 1984 e allo stesso Winston, considerato un terrorista semplicemente perché ha memoria per ricordare il passato e non dimentica le responsabilità della propria parte.
Nella narrativa devastata dalla guerra del blocco occidentale, la giustificazione dell’intervento militare è inquadrata attraverso la lente della protezione della democrazia e dei diritti umani, nonostante questi ultimi siano violati regolarmente. Parallelamente ai dibattiti, la narrazione diventa un campo di battaglia in cui la verità viene oscurata e i fatti storici vengono selettivamente riscritti per convalidare azioni che portano alla sofferenza di decine di migliaia di civili innocenti.
Il sovraccarico cognitivo, l’eccesso di informazioni divergenti, diviene una nuova forma di censura, in cui i cittadini non riescono a metabolizzare la gran parte delle notizie con cui entrano in contatto, ma preservano un senso di superiorità morale rispetto a chi non ne ha accesso mentre l’indifferenza verso il prossimo regna sempre più sovrana (basta vedere i trend di Google Italia 2023, dove il conflitto Israelo-palestinaese si alterna a Enzo Iacchetti e ad Edoardo squalificato dal Grande Fratello, per l’appunto).
Dall’Estasia al blocco sino-russo
Nel frattempo, nel blocco russo-cinese, che ricorda l’Estasia descritta da Orwell, la narrazione assume una tonalità diversa, ma la manipolazione si accresce. Frasi come "l'ingerenza del blocco occidentale è imperialismo travestito da democrazia", "gli ucraini sono pedine nel gioco dell'Occidente", "sostieni i diritti dei palestinesi" trasudano la stessa orchestrazione da cui Orwell ci aveva messo in guardia, in quanto gli invasori si presentano come liberatori.
Qui, è in gioco una fusione di ideologie autoritarie e il sistema di Grande Fratello è più sviluppato che mai. I cittadini sono sottoposti a un monitoraggio incessante, sia online che offline. I sistemi di credito sociale determinano il valore degli individui, mentre le onnipresenti telecamere di sorveglianza garantiscono il rispetto delle norme approvate dal governo.
Lo stato controlla i media, presentando ai suoi cittadini una versione della realtà attentamente curata. Il panorama informatico è un campo di battaglia in cui prosperano le campagne di disinformazione, l’hacking e il trolling sponsorizzato dallo stato. La macchina della propaganda sino-russa rispecchia le tattiche del blocco occidentale, mostrando l’universalità dei temi orwelliani al di là delle divisioni geopolitiche.
Da Eurasia al blocco arabo
All’interno del blocco arabo, il dialogo è mascherato dalla patina di ideali religiosi. Si parla di "preservare l’identità culturale" mentre le catene delle dittature religiose e militari si stringono e le morti innocenti crescono drammaticamente.
Il blocco arabo-semitico è una fusione di governo autoritario e influenza teocratica, in cui le narrazioni controllate dallo Stato e la censura soffocano l’opposizione. Anche qui, le dittature religiose perpetuano una forma di doppio standard in cui la retorica dell’identità culturale e religiosa maschera regimi oppressivi. La manipolazione dei valori religiosi e storici funge da strumento di controllo, in linea con l'esplorazione di Orwell su come le ideologie possono essere distorte per servire fini autoritari.
Qui, il conflitto a Gaza si svolge con conseguenze tragiche. I media controllati dallo Stato diffondono una versione curata degli eventi, descrivendo le azioni militari come necessarie per l’autodifesa. La propaganda diventa un’arma per giustificare le atrocità, riscrivendo la narrazione per distorcere la realtà delle vittime civili e lo sfollamento delle comunità. La manipolazione dei fatti storici serve a consolidare il potere e a mettere a tacere il dissenso.
In questo 2024, i parallelismi con “1984” di Orwell sono sorprendenti. La lotta per il potere non è solo politica, ma si estende al regno digitale, con ciascuna superpotenza in lizza per il controllo sulle informazioni e sulle narrazioni. La stessa nozione di verità diventa malleabile, modellata da coloro che detengono il potere per servire i propri interessi. Il mondo immaginario funge da riflesso cautelativo delle sfide poste dalla sorveglianza, dalla disinformazione e dall’erosione delle libertà individuali nel nostro tempo.
In questa realtà distopica, anche la pandemia di Covid-19 diventa metafora della manipolazione. I conflitti geopolitici rispecchiano invece l'avvertimento di Orwell sui pericoli del doppio pensiero, dove convinzioni contraddittorie vengono abbracciate simultaneamente.
La manipolazione della verità non è semplicemente un costrutto immaginario, ma un chiaro riflesso delle lotte contemporanee in Ucraina e a Gaza. I paralleli con il racconto ammonitore sono evidenti nel momento in cui i governi utilizzano la propria influenza per modellare l’opinione pubblica, offuscare i fatti e giustificare azioni che provocano immense sofferenze umane. La narrazione virtuale e mediatica fungono da cupo promemoria delle conseguenze nel mondo reale quando il potere di plasmare la storia viene esercitato in modo irresponsabile nel perseguimento di interessi geopolitici.
Orwell ci ricorda che la lotta per la verità è eterna. Mentre siamo alle prese con le contraddizioni attuali, non possiamo fare a meno di chiederci se il fantasma dell’autore stesso ci stia guardando, avvertendoci dalle pagine del suo capolavoro distopico.