Ikea risarcisce le vittime dei lavori forzati nell’ex Germania dell’Est con 6 milioni di euro
Un fondo per le vittime dei lavori forzati nella Germania dell'Est. Da anni il governo di Berlino si sta aprendo a questa richiesta. E il colosso svedese dell'arredamento Ikea ha accettato di contribuire al versamento di 6 milioni di euro, dopo aver ammesso che negli anni della Cortina di ferro migliaia di prigionieri politici e detenuti avevano lavorato alla produzione dei propri mobili.
Una dichiarazione di intenti che arriva dopo anni di confronto tra la stessa Ikea, l'Unione delle associazioni delle vittime della dittatura comunista (Uogk), un'organizzazione che punta a dare giustizia a tutti i tedeschi dell'Est che sono stati condannati ingiustamente, e un ufficio di mediazione presieduto da Evelyn Zupke. Nel 2021 è stata lanciata la proposta dell'istituzione di un fondo riparatorio, al vaglio del parlamento tedesco nelle prossime settimane.
Il rappresentante delle vittime del Sed, comunque, ha applaudito "l'approccio responsabile" di Ikea, "anche per quanto riguarda i capitoli oscuri della storia aziendale". Infatti, nel 2012 è stata intrapresa un'indagine indipendente sull'utilizzo di prigionieri politici nella Ddr da parte di fornitori della stessa Ikea.
Lo studio condotto dalla società di consulenza Ernst & Young aveva concluso che nel corso degli anni Settanta e Ottanta i prigionieri politici e i detenuti avevano contribuito alla produzione di componenti o mobili in qualità di manodopera a basso costo. E i rappresentanti di Ikea ne erano ben consapevoli.
"Ci dispiace profondamente che i prodotti Ikea siano stati fabbricati anche da prigionieri politici nella Ddr – ha confessato Walter Kadnar, ceo di Ikea in Germania -. Abbiamo sempre lavorato per chiarire la situazione e promesso alle vittime della dittatura di fornire loro un supporto. Per questo, accogliamo con favore l'implementazione del fondo".
Come evidenziato negli anni passati da Uogk, Ikea è "solo la punta dell'iceberg" di questo fenomeno. Ma il presidente Dieter Dombrowski sostiene l'auspicio che "sempre più aziende seguano il suo esempio". La partita passa, però, dal parlamento tedesco e il suo voto sull'istituzione del fondo nazionale.
Tra l'altro, è previsto che il governo federale stanzi un importo di circa un milione di euro all'interno del fondo. Le rendite agli ex prigionieri perseguitati per motivi professionali nella Germania dell'Est (sotto l'Unione Sovietica dal 1949 fino al 1990) verrebbero aumentate di anno in anno.
Il disegno di legge prevede pure un risarcimento una tantum di 1.500 euro per tutti coloro che sono stati trasferiti con la forza dalle zone di confine dentro la Ddr dopo la chiusura delle frontiere interne. I soldi che rientrano nel fondo sono destinati al sostegno di cittadini che evidenziano particolari difficoltà, anche di tipo psicologico.
Nella giornata di lunedì 4 novembre, Ikea Germania ha sottolineato che l'anno finanziario 2024 è "il secondo risultato più importante della storia della nostra azienda": poco più di 6 miliardi di euro di fatturato, di cui 1,4 miliardi di euro tramite i canali online (in aumento rispetto al 2023). E punta su accessibilità, zero emissioni di anidride carbonica entro il 2050 e riutilizzo di materiali attraverso fonti energetiche rinnovabili.