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#IamALiberianNotAVirus: la campagna virale contro le stigmatizzazioni sull’ebola

“Sono un liberiano, non un virus”: esplode in tutto il mondo la campagna virale contro le discriminazioni e le stigmatizzazioni dei cittadini africani.
A cura di Davide Falcioni
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"Sono un liberiano, non un virus". Ha preso il via negli Stati Uniti, ma si sta rapidamente diffondendo in tutto il mondo, la campagna virale volta a sradicare le stigmatizzazioni legale al virus dell'Ebola, che in Africa occidentale ha provocato già oltre 4.500 vittime ed è considerata dagli esperti la più grave epidemia della storia. Negli Usa due persone hanno contratto la malattia, ma mentre gli studiosi tentano di rassicurare la popolazione contro ogni forma di allarmismo numerosi cittadini liberiani sono vittima di ogni sorta di discriminazione. Così Shoana Clarke Solomon, una conduttrice di origini liberiane, ha deciso di lanciare la scorsa settimana una campagna virale a partire da un video caricato su YouTube intitolato "I'm a liberian, not a virus". La donna racconta di essere rimasta sconvolta dopo che suo figlio, di appena 9 anni, è stato allontanato dai compagni di scuola che gli hanno detto: "Sei della Liberia, sei malato di ebola" . "Sono ferita e sconvolta – dice Shoana Clarke Solomon – Siamo cittadini liberiani, nigeriani, della Sierra Leone e della Guinea e proveniamo da una regione devastata dall'epidemia, ma non tutti siamo infetti. E' sbagliato stigmatizzare un intero popolo, siamo esseri umani".

Negli ultimi giorni la campagna è decollata anche grazie all'hashtag #IamaLiberianNotaVirus.

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