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I talebani si chiamano fuori per le bombe di Boston: “Non siamo stati noi”

L’esplosione è trattata come un “atto terroristico”, ma dai loro rifugi sulle montagne al confine afghano, i talebani del Pakistan negano di avere a che fare con il sanguinoso attentato costato tre morti e oltre 140 feriti.
A cura di Biagio Chiariello
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Dalla gioia per uno storico evento sportivo alla grande paura per un atto criminale. Gli Stati Uniti sono di nuovo sotto choc per le bombe alla maratona di Boston. Ed ora ci si interroga sul perché di una strage che il Papa ha definito "senza senso". Per quanto sia facile parlare di atto terroristico – lo ha dichiarato un ufficiale della Casa Bianca, parlando a condizione di anonimato perché le indagini sono in corso – i talebani fanno sapere di non c'entrare nulla in questa sanguinosa tragedia. "Siamo convinti che si debbano attaccare gli Usa e i loro alleati, ma non siamo coinvolti in questo attentato", a parlare è Ehsanullah Ehsanil portavoce del gruppo terroristico pakistano Tehreek-e-Taliban Pakistan (Tpi). "Non abbiamo alcun collegamento con questo attentato, ma continueremo a colpirli ovunque sia possibile", ha aggiunto da uno dei rifugi sulle montagne della cintura tribale al confine afghano. Lo stesso Tpi aveva invece rivendicato la responsabilità dell'attentato con auto-bomba, poi fallito, a Times Square, il primo maggio 2010, per il quale è stato poi condannato all'ergastolo il pakistano-americano, Faisal Shahzad.

Le indagini per le bombe di Boston proseguono a tappeto. Il coordinamento dell'inchiesta è stato affidato all'FBI, come avviene per gli attentati terroristici. Fino a ieri notte nessuno è stato fermato, almeno secondo le dichiarazioni del commissario di polizia, Edward Davis, che ha smentito le indiscrezioni di stampa su un sospettato straniero, ferito, che sarebbe stato interrogato al Brigham and Women's Hospital di Boston. Secondo la Cnn, gli investigatori sarebbero sulle tracce di "un uomo con la pelle molto scura o nera" probabilmente con un "accento straniero" che è stato visto con uno borsa nera e una felpa mentre provava ad entrare in una zona sorvegliata cinque minuti prima della prima esplosione. Ma c'è anche chi propende per una pista interna e fa notare che l'attacco è avvenuto nel Patriot's Day, stesso periodo di altre stragi o attentati terroristici di matrice interna: Waco (19 aprile 1993) ,Oklahoma City (19 aprile 1995) Columbine (20 aprile 1999). Il Presidente USA, Barack Obama, ha preferito non sbilanciarsi, affermando che “ad ogni individuo responsabile e ad ogni gruppo responsabile, verrà assicurata la giustizia”.

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