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Il Bambin Gesù avrebbe chiesto a Bertone di restituire il denaro. “No” del cardinale

La nuova aministrazione del Bambin Gesù avrebbe chiesto a Bertone di restituire il denaro ottenuto. Il cardinale, tuttavia, si sarebbe rifiutato.
A cura di Davide Falcioni
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Cardinale Tarcisio Bertone
Cardinale Tarcisio Bertone

Era diventato il "bancomat" privato del cardinale Tarcisio Bertone, sborsando ben 200mila euro per la ristrutturazione del suo super attico in Vaticano, ma anche pagando altri servizi come i voli in elicottero per la Basilicata. Eppure l'Ospedale Bambin Gesù, che di certo avrebbe potuto utilizzare quel denaro per assolvere meglio al suo dovere verso i malati, stava – secondo il suo manager Giuseppe Profiti stava solo effettuando un'abile operazione di marketing sociale. Intervistato da Giovanni Minoli per Radio 24 il 54enne ex finanziere ieri ha dichiarato: "Il cardinale Bertone risulta aver rimborsato la parte di ristrutturazione sostenuta dallo Stato Città del Vaticano. Il contributo della Fondazione Bambino Gesù alla ristrutturazione era coperto da un'erogazione dell'impresa costruttrice, ma l'azienda ha avuto problemi e non ha erogato". Ma perché, esattamente, un ospedale pediatrico ha sentito il bisogno di finanziare l'attico di un cardinale? Profiti – che non si è detto affatto pentito, malgrado le polemiche degli ultimi giorni – ha limpidamente parlato di un'operazione di Marketing sociale, visto che il contributo a Bertone faceva lievitare del 70% le donazioni al Bambin Gesù. Stando a quanto rivela Repubblica, tuttavia, la nuova amministrazione della struttura sanitaria avrebbe chiesto indietro il denaro. Dal canto suo Bertone avrebbe replicato di non essere intenzionato a restituirlo.

Quel che è certo è che la sua nomina alla guida di uno dei più prestigiosi ospedali pediatrici europei si è presentata, fin da subito, come un'operazione non priva di rischi. Profiti, infatti, nel frattempo era accusato a Genova di aver pilotato alcune gare d'appalto per le mense del Gaslini (due condanne e l'assoluzione in Cassazione nel 2013). Bertone, tuttavia, ritenne che il calabrese fosse l'uomo giusto per guidare l'ospedale romano e gli diede carta bianca anche nelle nomine "sanitarie" più delicate, così Profiti mise alla guida della cardiologia Giacomo Pongiglione e a radiologia Paolo Tomà, entrambi "strappati" al Gaslini in quello che a un tratto sembrava aver preso i connotati di una sfida tra due eccellenze italiane.

Forte della copertura del cardinal Bertone Profiti si sarebbe in seguito interessato anche di altre strutture ospedaliere: rifondò gli ospedali di Potenza, Catanzaro e Taormina e salvò l' Istituto dermopatico dell'Immacolata. Dopo i 200mila euro donati per la ristrutturazione del super attico del cardinale, tuttavia, la sua avventura nelle maglie della sanità cattolica è terminata.

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