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Guerra in Ucraina

“I soldati russi che provano a tornare a casa vengono uccisi”: le parole di un militare catturato

Alcuni soldati russi catturati hanno detto – durante una conferenza stampa a Kiev – che, nell’eventualità in cui dovessero rientrare in Russia, verrebbero uccisi dalla loro stessa gente: è quanto riportato dal The Telegraph.
A cura di Ilaria Quattrone
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Un soldato che chiama la madre (Fonte: The Telegraph)
Un soldato che chiama la madre (Fonte: The Telegraph)
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Nell'eventualità in cui dovessero essere scambiati, verrebbero uccisi dalla loro stessa gente: è questo, come riportato dal "The Telegraph, quello che avrebbero detto i soldati russi catturati dalle forze ucraine. I soldati, che sono stati filmati e i cui volti sono stati mostrati violando così quanto stabilito dalla Convenzione di Ginevra – avrebbero chiesto quindi non essere rimandati in Russia perché spaventati dall'ipotesi di poter essere uccisi.

"In Russia siamo già considerati morti"

Durante una conferenza stampa che si è tenuta Kiev, dove hanno inoltre spiegato di non essere stati maltrattati dalle forze ucraine, uno di loro avrebbe detto: "In Russia siamo già considerati morti. Mi è stata data l'opportunità di chiamare i miei genitori e mi hanno detto che era già stato organizzato un funerale per me". La maggior parte dei soldati catturati ha detto di non aver saputo fino all'ultimo di stare andando in guerra. Sarebbero inoltre delle giovani reclute: inizialmente la Russia ha detto di aver schierato soldati professionisti in Ucraina, ma – dopo continue pressioni – il ministero della Difesa russa ha ammesso di aver mandato anche giovani soldati con poca esperienza.

Sarebbe stata violata la Convenzione di Ginevra

La decisione di mostrare i filmati dei prigionieri russi e di far circolare le loro immagini sui social network o attraverso i media è, come sostenuto dalla Croce rossa, una violazione della Convenzione di Ginevra: "La legge spiega che devono essere protetti. Ciò include atti di violenza, intimidazioni e maltrattamenti". Devono inoltre essere trattati con dignità e soprattutto non esposti al pubblico.

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