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I socialisti vincono in Catalogna dopo 13 anni, ma per governare devono allearsi con gli indipendentisti

Le elezioni sono andate male per i partiti indipendentisti. Hanno vinto i socialisti catalani, che però non hanno i seggi necessari per arrivare alla maggioranza assoluta: ne hanno ottenuti 42, ne servono 68. L’ex governatore in esilio, Carles Puigdemont, vuole un governo “di obbedienza nettamente catalana”
A cura di Pietro Forti
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Gli indipendentisti catalani perdono la maggioranza dopo tredici anni. Questa è la più importante novità portata dalle elezioni in Catalogna, dove a vincere il maggior numero di seggi è stato il Partito socialista catalano (Psc), guidato dall'ex ministro della Sanità del governo di Pedro Sánchez, Salvador Illa. Nonostante l'ottimo risultato, il Psc non ha i numeri per governare, e arrivare a un'alleanza è molto difficile. Soprattutto perché l'ex governatore in esilio, Carles Puigdemont, vuole un governo tutto catalano. E ora si candida a presidente.

Come sono andate le elezioni

I catalani sono andati al voto per la prima volta dal 2021, quando le elezioni erano state vinte da Esquerra Republicana de Catalunya (Erc), partito di centrosinistra indipendentista. Il partito del governatore uscente Pere Aragones, tuttavia, ha subito una pesante sconfitta, passando dai 33 seggi di tre anni fa agli appena 20 ottenuti con le elezioni di ieri. Junts per Catalunya, partito di centrodestra guidato dall'ex governatore Puigdemont, ha guadagnato tre seggi rispetto al voto del 2021 (da 32 a 35), ma è l'unica forza indipendentista ad aver guadagnato terreno: la lista di sinistra radicale indipendentista Candidatura d'Unitat Popular (Cup) ha perso ben 5 posti nel Parlamento locale.

In vista delle elezioni europee di giugno, il buon risultato in Catalogna fa ben sperare i due principali partiti di governo. Da una parte, il Psc ha guadagnato 9 seggi; dall'altra Comuns Sumar, lista nata a marzo grazie alla spinta del partito di sinistra Sumar e guidata dall'ex sindaca di Barcellona Ada Colau, ne ha ottenuti 6. Questi risultati, però, non bastano per garantire alla coalizione che governa il Paese di formare un esecutivo anche nella regione.

Quali alleanze potrebbero governare la Catalogna

Come già detto i partiti indipendentisti, a eccezione di Junts, sono andati male e ora il Partito socialista può tentare di formare un'alleanza anche in Catalogna. Serve la maggioranza assoluta, ovvero 68 seggi. Il governatore uscente Aragones (Erc) ha fatto sapere che però intende vuole assumere "la posizione che i cittadini hanno deciso: l'opposizione". Allo stesso modo, è improbabile che il partito di Puigdemont accetti di governare con i socialisti.

L'ex governatore è in esilio dal 2017, quando il risultato del referendum unilaterale sull'indipendenza fu contrastato da una repressione molto dura da parte del governo dell'allora primo ministro Mariano Rajoy. Dovrebbe tuttavia rientrare in Catalogna a giugno, grazie all'amnistia concessa dal governo Sánchez come parte di un accordo per consentire al Partito socialista di continuare a governare in Spagna: grazie all'astensione di Junts, infatti, l'alleanza tra Psoe e Sumar ha ottenuto la fiducia dal Parlamento spagnolo a novembre dopo le ultime elezioni. L'amnistia non è stata l'unica concessione del governo di Sánchez agli indipendentisti: prima della legge che consentirà agli esuli di rientrare, infatti, aveva approvato sia l'indulto sia l'abolizione del reato di sedizione politica, altre "armi" legali usate precedentemente usate contro gli indipendentisti di diverse regioni spagnole. Come testimoniato dai risultati del voto in Catalogna, queste concessioni hanno aiutato Sánchez, nonostante le violente proteste della destra spagnola contro l'amnistia dello scorso novembre.

Al momento, comunque, non è ancora escluso che i socialisti vengano tagliati fuori del tutto dalle alleanze di governo. Puigdemont ha deciso di candidarsi presidente proprio con l'obiettivo di formare "un governo solido di obbedienza nettamente catalana": "Credo che ci siano opzioni per candidarsi e, pertanto, annuncio la mia intenzione di presentare la mia candidatura –  ha detto alla stampa –  Dobbiamo garantire che la Catalogna abbia un governo che possa funzionare e che sia in grado di tenere testa a Madrid". L'obiettivo di Junts sarebbe quello di allearsi con Erc. In questo caso, tuttavia, i due partiti sarebbero lontani dalla maggioranza assoluta (mancherebbero 13 seggi per arrivare ai 68 necessari). L'unica alleanza che otterrebbe la maggioranza sarebbe quella tra socialisti, Comuns e proprio Erc, la cui somma è proprio 68 seggi.

Esultano i socialisti, Schlein: "Bellissimo risultato per Sanchez"

I risultati sono stati accolti con gioia dai socialisti spagnoli, in primis dal premier Pedro Sanchez "Da oggi inizia una nuova era in Catalogna per migliorare la vita dei cittadini, ampliare i diritti e rafforzare la convivenza – ha scritto il premier su X – La Catalogna è pronta a realizzare un nuovo futuro e ad aprire un periodo di speranza",

I complimenti al Partito socialista sono arrivati anche dalla principale alleata italiana, Elly Schlein: "Bellissimo risultato per i socialisti spagnoli di Pedro Sanchez in Catalogna e splendida vittoria di Salvador Illa, che ottiene per i socialisti un risultato storico, essendo risultato primo per numero di voti e di seggi, non era mai successo – ha commentato la segretaria del Pd – Un risultato che riempie di gioia e fa ben sperare per le forze progressiste europee".

Anche gli altri partiti non indipendentisti spagnoli, soprattutto di destra, hanno potuto contare su risultati discreti. Il leader del Partito popolare, Alberto Núñez Feijóo, ha parlato di "un risultato straordinario, che ha superato le nostre migliori aspettative". Lo stesso risultato insperato è arrivato per Vox, partito di estrema destra nato dalla spinta nazionalista anti-catalana proprio dopo il referendum del 2018: "Contro le previsioni, Vox è cresciuto del 13% e ha ottenuto 30.000 voti in più in Catalogna. Un quarto di milione di catalani ha votato per l'autodifesa (slogan di Vox per le elezioni catalane, ndr). Non li deluderemo".

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