I marò in India devono aspettare ancora. Terzi: “Allibiti e sconcertati”

Il ministro degli Esteri Giulio Terzi, in un’audizione alla Camera, ha fatto riferimento alla storia che si trascina ormai dallo scorso febbraio dei due marò italiani accusati di omicidio – avrebbero ucciso due pescatori scambiandoli per pirati – in India. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, militari di guardia sulla nave Enrica Lexie, sono ancora lontani dall’Italia in attesa del processo di primo grado che, in India, è stato nuovamente rinviato. “Allibiti e sconcertati”, per il fatto che uno “Stato di diritto come l’India non riesca a esprimere con coraggio un giudizio in tempi rapidi che riporti a casa i nostri marò”, queste le parole del ministro a commento della loro spinosa questione. Giulio Terzi, di fronte alle commissioni riunite Affari Esteri e Difesa di Camera e Senato, ha detto anche che, in caso di sentenza negativa dell’Alta Corte indiana, l’Italia avvierà “tutta una serie di azioni a livello internazionale perché si aprirebbe anche sul piano legale una controversia tra Stati”. Dal canto suo il ministro si augura però che questo non debba accadere.
Le parole di Terzi a poche ore dal rinvio del processo – L’Italia, nelle parole di Terzi, “attende con fiducia la sentenza, ma anche con preoccupazione per i tempi”. I due marò devono aspettare ancora fino all’8 novembre, la corte del Kerala sarà riconvocata quel giorno. Da quanto si apprende, dopo aver ascoltato brevemente gli avvocati delle parti, il giudice ha convenuto che nell’imminenza della sentenza della Corte Suprema di New Delhi (che dovrebbe sciogliere il nodo di giurisdizione), il dibattimento a Kollam non può cominciare. I tempi dunque si allungano, con Latorre e Girone che da giugno sono in libertà provvisoria a Kochi, dopo settimane trascorse in carcere.