I genitori lo persero nel caos di Kabul, il piccolo Sohail ha ritrovato la sua famiglia
L'immagine dei suoi genitori che, terrorizzati dalla calca, lo affidano ai marines americani hanno fatto il giro del mondo. Era il 19 agosto 2021, a pochi giorni dall'arrivo dei Talebani a Kabul mentre in migliaia di afghani tentavano di lasciare il Paese raggiungendo lo scalo della capitale: il piccolo Sohail si perse nel caso di quei giorni e i genitori, che poi hanno raggiunto gli Stati Uniti, lo hanno cercato per mesi. Alla fine, dopo cinque mesi, lo hanno trovato. Un lieto fine per una storia che purtroppo non è unica nel suo genere ma che si è vista ripetersi per molte famiglia in quei giorni di caos dopo la caduta del governo e la presa di potere da parte del Talebani.
In questi lunghi mesi Sohail è stato infatti preso in custodia da un uomo, Hamid Safi, che a Kabul fa il tassista, e che quel giorno ha raccontato di aver trovato il piccolo, che aveva solo due mesi, a terra mentre piangeva da solo. E così lo ha preso con sé, lo ha portato a casa e con la moglie se n'è preso cura finora. Lo ha considerato un dono di Dio dopo tre figlie femmine, per tutto questo tempo, fino a quando i suoi vicini di casa, dopo aver letto la storia del piccolo smarrito all'aeroporto e mai ritrovato dalla sua famiglia, hanno notato la somiglianza proprio col bambino. A quel punto hanno segnalato la cosa a Reuters che per prima aveva lanciato un appello affinché chiunque sapesse qualcosa del piccolo aiutasse la famiglia.
Il nonno di Sohail, Mohammad Qasem Razawi, rimasto in Afghanistan, dopo aver avuto la certezza che suo nipote era a Kabul, si è messo in viaggio da Badakhshan, estremo nordest del Paese con sulle spalle un montone e diversi chili di noci da offrire in dono all'uomo che per mesi si è preso cura del piccolo. L'incontro tra i due è avvenuto a novembre ma non tutto è andato per il verso giusto perché il tassista Safi ha chiesto di poter raggiungere gli Stati Uniti così da poter riconsegnare di persone Sohail alla sua famiglia, richiesta che gli è stata negata dal governo talebano. Dopo diversi mesi di trattative e una denuncia a suo carico, l'uomo ha finalmente incontrato il nonno paterno di Sohail al quale ha riconsegnato il piccolo in cambio di 950 dollari.
Il prossimo passo sarà riportare il bambino dai suoi genitori che quel giorno di agosto sono poi riusciti a entrare all'aeroporto di Kabul: papà Mirza Ali, 35 anni, e mamma Suraya, 32, insieme ai loro altri quattro figli di 17, nove, sei e tre anni, vivono ora negli Usa, in Michigan. È da qui che, in video conferenza, ieri, sabato 8 gennaio hanno assistito in lacrime di gioia alla riconsegna di Sohail al nonno. Quel giorno lo hanno perso ma lo hanno salvato da una calca infernale affidandolo a quelle braccia "di un uomo in divisa" che credevano "un soldato americano". Lo hanno cercato per mesi e oggi hanno potuto finalmente riabbracciarlo anche se solo virtualmente.