Hunter Biden patteggia per evasione fiscale e possesso illegale di armi da fuoco
Alla fine, Hunter Biden ha raggiunto un accordo preliminare con i procuratori federali per un patteggiamento per reati di evasione fiscale e possesso illegale di arma da fuoco. Il 53enne figlio del presidente degli Stati Uniti si sarebbe infatti dichiarato colpevole di due reati per evasione fiscale e di possesso di arma da fuoco illegale mentre era sotto stupefacenti. A riportare la notizia è il Washington Post, che però ha fatto sapere che il giudice federale si è riservato la decisione sul possibile patteggiamento.
Il secondogenito del presidente era già imputato nel procedimento per il possesso di un'arma da fuoco mentre faceva ancora uso di stupefacenti. La condotta di Hunter è stata per lungo tempo oggetto di una campagna al vetriolo da parte del partito dei Repubblicani in vista delle elezioni del 2024: l'indagine, aperta nel 2018, riguardava una dichiarazione dei redditi incompleta, un'accusa per aver sovrastimato alcune spese e l'acquisto di un'arma non regolarmente dichiarata.
Secondo il Washington Post, davanti ai giudici i legali di Hunter Biden hanno sottolineato che nel 2018 il 53enne era nel vortice più nero della sua tossicodipendenza. Per gli avvocati, in virtù di questa condizione, un caso del genere non sarebbe "neppure perseguito dalle autorità federali". Il problema, insomma, sarebbe il "cognome importante" dell'imputato, figlio della figura politica più importante del Paese.
Il patteggiamento garantirebbe ad Hunter Biden di restare fuori dal carcere: il 53enne rischiava due anni di carcere per le accuse relative all'evasione fiscale e 10 anni di carcere per quella legata all'uso improprio di armi da fuoco. Il secondogenito del presidente potrebbe comparire in tribunale a giorni per dichiararsi colpevole e definire il patteggiamento della pena prevista.