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“Ho pianto nel fango di Valencia, ma ciò che vedo ogni giorno mi riempie il cuore”: la lettera di un 24enne

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Cristian, un ragazzo italiano di 24 anni che vive a Valencia con la sua famiglia e che ogni giorno scende in strada per dare il suo aiuto dopo le alluvioni: “Questa tragedia si sta trasformando in una cosa bellissima: il popolo è sempre più unito, senza secondi fini. Stanno nascendo amori e amicizie. Abbiamo avuto la prova che possiamo veramente fare tanto”.
A cura di Redazione
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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Cristian, un ragazzo italiano di 24 anni che vive a Valencia con la sua famiglia. Ha assistito alle alluvioni che hanno devastato la regione spagnola provocando centinaia di vittime e da allora ogni giorno cerca di dare una mano a chi ha bisogno. Ma soprattutto ci parla delle persone che ha conosciuto in questi giorni, di come dinanzi a una tragedia del genere la gente si è data da fare per aiutare gli altri: "Sto scrivendo queste righe con molta emozione perché è stato un disastro enorme e mi ha spezzato il cuore, ma ogni giorno me lo riempie sempre di più grazie alla bontà delle persone".

La lettera a Fanpage.it

È un vero disastro e dopo due settimane c'è ancora tantissimo lavoro da fare. Da tutta la Spagna arrivano aiuti da parte di cittadini: ho conosciuto tantissimi civili che vengono da Saragozza, Cadice, Siviglia, Alicante, Barcellona e tante altre comunità per dare una mano.

Ho conosciuto tante persone che non possono uscire di casa o perché anziane, o hanno un piede rotto ecc.., che non avevano acqua in casa perché nessuno gliela portava, o altri beni essenziali come pane, carta igienica eccetera.

Questo disastro ci ha fatto aprire gli occhi su molti aspetti della nostra società: se lo Stato fallisce, la popolazione è sempre più unita, senza secondi fini e senza guardare il colore della pelle e la religione. Penso ai ragazzi senegalesi che hanno spostato a mani nude macchine rotte, i musulmani che hanno aiutato a pulire una chiesa cristiana.

Ho conosciuto comunità che chiedono l'indipendenza dallo Stato centrale da anni, eppure hanno completamente messo da parte il sentimento politico per aiutare cittadini della propria nazione, per il proprio popolo. Ho avuto anche il piacere di conoscere ragazzi di 18, 19 e 16 anni che venivano dalla Catalogna, che hanno saltato le lezioni per venire ad aiutare.

Ho conosciuto due signori francesi che sono venuti a Valencia per dare una mano perché sono in pensione e piuttosto che stare a casa hanno preferito venire qui. Persone che vivono in Spagna come "clandestini" e che hanno aiutato tantissimo. Un ragazzo emiliano che era in vacanza la ha allungata per poter aiutare.

È una catena di aiuti, tutti volti ad aiutare questi municipi distrutti dal Dana. Il primo giorno che tornai pieno di fango a Valencia, vidi bar e ristoranti, chiese e altre associazioni nel pieno della città che offrivano caffè, cibo e acqua ai volontari che tornavano. Ho pianto tantissimo. Un anziano si è scusato con noi giovani perché sempre ci ha etichettato come fannulloni.

Questa tragedia si sta trasformando in una cosa bellissima: il popolo è sempre più unito, senza secondi fini. Stanno nascendo amori e amicizie. Abbiamo avuto la prova che siamo una generazione eccezionale e fortissima e che possiamo veramente fare tanto. Sto scrivendo queste righe con molta emozione perché è stato un disastro enorme e mi ha spezzato il cuore, ma ogni giorno me lo riempie sempre di più grazie alla bontà delle persone.

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