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“Ho mangiato rifiuti per un anno, così sono guarito dal diabete”, la ‘dieta’ del giornalista

Andrew Mayers, giornalista inglese del Guardian, è malato di diabete di tipo 2, e per anni si è sentito ripetere dai medici che doveva cambiare dieta, rinunciare agli zuccheri e ai carboidrati. La situazione però non è mai cambiato. Fino a quando grazie ad un'”illuminazione” è diventato ‘Andrew il Gourmet dei cassonetti’.
A cura di Biagio Chiariello
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 Andrew Mayers è malato di diabete di tipo 2, la forma più comune. Per anni con l’aiuto dei medici ha cercato di trovare il modo migliore e più efficace per fronteggiare la malattia: dieta ferrea, zero zuccheri, niente carboidrati. I risultati però non arrivavano.  “Andavo a correre. A colazione al posto dello zucchero mettevo nel porridge le verdure: carote, fave, cipolle, broccoli, spinaci, verza. Mi dicevano: se insisti, vedrai che le papille gustative si abitueranno. Ma le mie papille gustative si rifiutavano di dimenticare il piacere dello zucchero che si scioglie sull'avena calda” racconta il giornalista dell’autorevole Guardian. Ora Andrew sta bene, ma sorprendentemente la soluzione è arrivata adottando un regime alimentare a dir poco scioccante: mangiare rifiuti e cibi buttati, solo così ha recuperato la salute, oltre che combattere lo spreco alimentare.

In un articolo per il quotidiano britannico Mayers ha raccontato la sua incredibile storia.

Da un anno non entro più nei supermercati, né nei fast-food, né nei take-away. Ma mangio ancora i loro prodotti: raccolgo il cibo che la gente spreca lasciandolo per la strada. È il mio personale Deliveroo, completamente gratuito”.

Andrew il Gourmet dei cassonetti

Il giornalista fa alcuni esempi del suo menù: dalle insalate alla quinoa scartate al mercato, ai piatti non consumati dai clienti nei pub, ai piatti di riso con i gamberetti avanzati nei ristoranti giapponesi, ammucchiati accanto ai bidoni dell'immondizia nelle strade del centro di Londra. Così ha portato avanti la sua storia, quella di ‘Andrew il Gourmet dei cassonetti’, come l’hanno soprannominato amici e parenti. “Mia madre era inorridita, il mio medico era preoccupato. Pensavano che potessi prendermi qualche infezione, ed erano anche allarmati per la mia salute mentale: le persone perbene certe cose non le fanno” ammette. Eppure così facendo Andrew è stato meglio: “Il miglioramento principale ha riguardato il mio diabete: secondo il mio medico, prima o poi avrei perso la vista o un arto, invece non è successo e ne sono felice. Ho perso peso, un obiettivo che avevo fallito per anni”.

Contro lo spreco alimentare

Nel suo articolo il giornalista inglese cita anche come nel Regno Unito ci siano 10,2 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari annui di cui 7,3 milioni generati dalle famiglie e che la nostra abitudine al fast food generas all’anno circa 11 miliardi di articoli di rifiuti di imballaggio per lo più non riciclabili. Dati che gli hanno dato un’ulteriore spinta al suo modus operandi. “Sono stato stimolato – dice Mayers – anche dall'apatia generale delle persone, il “che ci posso fare”. Un paio d'anni fa, l'ultima volta che sono stato in ospedale per uno dei tanti ricoveri dopo la diagnosi di diabete, il tizio nel letto accanto al mio ordinava il pranzo e la cena ma poi neanche lo guardava, preferiva i manicaretti che gli portavano da casa. Gli ho detto: come puoi accettare lo spreco di tutta questa roba, e del lavoro che ci vuole per prepararla? Basterebbe scriverlo nel modulo che compiliamo la mattina. Ma a lui non interessava, pensava che quel cibo gli spettava e poteva farne ciò che voleva, lo aveva pagato con le sue tasse. E poi, a me che me ne importava? Per un attimo ho temuto che mi chiedesse se mi piaceva la cucina dell'ospedale (in effetti sì, mi piace)”.

Alla fine ha raggiunto un accordo con il suo vicino di stanza in ospedale: lui avrebbe rinunciato a ordinare il pasto, e l’altro gli avrebbe permesso di mangiare i piatti che lui lasciava. “Una volta dimesso, ho avuto l'illuminazione: anche fuori dall'ospedale ero circondato da persone simili al mio compagno di degenza, che escono dai negozi con il loro cibo portatile in mano e poi lo buttano via dopo aver mandato giù qualche boccone”.

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