“Ho fatto del mio meglio”: il dolore del prof che ha visto morire 11 studenti nella strage di Uvalde
Arnulfo Reyes stava tenendo una lezione nella sua classe di quarta elementare a Uvalde, in Texas, quando un uomo armato, il 18enne Salvador Rolando Ramos, ha fatto irruzione nell'edificio uccidendo, tra gli altri, 11 dei suoi alunni. Tra i testimoni oculari della strage che si è consumata lo scorso 24 maggio in Texas, il maestro, che svolge questa professione da ben 17 anni, è stato intervistato nelle scorse ore da Good Morning America per raccontare cosa è successo quel giorno che ha indignato il mondo intero.
"Era una giornata come le altre – ha ricordato – abbiamo fatto colazione tutti insieme. I bambini erano eccitati perché quella mattina c'era una cerimonia di premiazione a scuola e alcuni studenti che non avevano ricevuto premi per tutto l'anno ne avrebbero finalmente avuto uno". Mentre alcuni dei bimbi sono tornati a casa dopo l'evento, 11 di loro sono rimasti in aula per la visione di un film. Quando ha sentito i primi spari, Reyes ha detto di aver seguito il protocollo e ha ordinato ai bambini di mettersi sotto il tavolo e di comportarsi come se stessero dormendo. Ma è stato proprio in quel momento che ha visto avvicinarsi il killer.
Ramos è entrato nella stanza 111 attraverso una porta comunicante dall'aula 112 e ha aperto il fuoco. Il maestro è stato colpito al braccio, ai polmoni e alla schiena. Quando è caduto a terra, Reyes ha detto di aver seguito lo stesso consiglio che aveva dato ai suoi ragazzi: fingere di dormire. Poi gli spari sono continuati fin quando il 18enne non è stato neutralizzato, circa un'ora dopo. Per questo il maestro si è scagliato contro la polizia: "Non li perdonerò mai per quello che hanno fatto". C'erano 11 studenti nella sua classe quando l'uomo armato è entrato uccidendoli tutti. Nell'intervista andata in onda sulla tv a stelle e strisce, Reyes ha pianto per i suoi studenti e ha chiesto perdono alle loro famiglie: "Ai genitori voglio dire che mi dispiace. Ho fatto del mio meglio, quello che mi è stato detto di fare. Per favore, non siate arrabbiati con me. È successo tutto troppo in fretta. Niente ti prepara per questo. Possiamo dare ai nostri figli tutta la formazione che vogliamo, ma le leggi sulle armi devono cambiare".
E ora vuole che il sacrificio dei suoi studenti non resti invano. "L'unica cosa che so è che non lascerò che questi bambini e i miei colleghi siano morti inutilmente. Andrò ovunque, fino alla fine del mondo, per non lasciare che i miei studenti muoiano invano. Non se lo meritavano: nessuno al mondo merita questo tipo di dolore".