Hawaii, perché gli incendi sono diventati una catastrofe: nessuna delle 80 sirene di Maui ha suonato
I roghi improvvisi tra la boscaglia secca nella parte più impervia dell’isola e la furia del vento di un urgano lontano chilometri che ha spinto le fiamme fino alle abitazioni, sono questi i due meccanismi che hanno portato gli incendi a distruggere Maui, nelle isole Hawaii, ma a trasformare il tutto nella peggior tragedia dell’arcipelago è stato il mancato allarme ai residenti. I racconti condivisi da decine di sopravvissuti che hanno condiviso le loro storie di fuga infatti sono unanimi: nessuno è stato avvertito del pericolo e la fuga è avvenuta quando ormai le fiamme erano ad un passo dalle case.
Moltissimi i residenti di Lahaina martedì mattina sono usciti scoprendo di essere in pericolo di vita perché dietro le loro case vi era ormai un muro di fuoco che non lasciava via di fuga. In quei frangenti moltissime persone non avevano neppure sentito parlare degli incendi e per molti di loro è stata la fine. In quei pochi attimi moltissimi sono morti semplicemente per aver preso la strada sbagliata. Nessun sapeva come comportarsi e dove andare e la nube di fumo rendeva impossibile respirare e vedere e per molti la salvezza è stata solo frutto di casualità.
Una tragedia immane che sta sollevando molti dubbi e domande dolorose sull'efficacia della risposta all'emergenza sull’Isola che detiene uno dei sistemi più complessi di allarme, tarato però sul rischio tsunami e non sugli incendi. A Maui, la seconda isola più grande dell'arcipelago hawaiano, ci sono 80 sirene esterne destinate ad avvertire i residenti di tsunami e altri disastri naturali ma nessuno ha sentito il loro suono.
La dimostrazione che tutto è andato i tilt arriva dal racconto di diversi superstiti che hanno rivelato come quella mattina si sono risvegliati scoprendo che la corrente era saltata e i telefoni erano fuori servizio. Molti hanno pensato a un blackout momentaneo e ai residenti non è stata data alcuna indicazione che fossero in pericolo. Poche ore dopo è scoppiato il caos con persone che cercavano di fuggire in ogni direzione persino tuffandosi nell’Oceano.
Il fallimento dei servizi di emergenza è ora oggetto di indagine da parte del procuratore generale delle Hawaii ma molti spiegano che il blackout nella parte occidentale di Maui potrebbe aver limitato pesantemente ogni tentativo di avvertire i residenti così come la velocità di propagazione dell'incendio. Alla fine più di 2.200 edifici sono stati rasi al suolo, case, negozi e chiese che fiancheggiavano le strade di Lahaina sono state ridotte in cenere e metallo fuso e l’Isola piange i suoi quasi cento morti accertati.