Il veto degli USA ha bloccato la risoluzione Onu per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza
A una settimana dalla fine della tregua nella Striscia di Gaza e dalla ripresa dei bombardamenti israeliani anche nel sud dell'enclave palestinese Hamas ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell'Onu di porre fine alla "guerra brutale" che lo stato ebraico sta conducendo da ormai due mesi. "Chiediamo al Consiglio di Sicurezza, alla comunità internazionale e a tutti i Paesi del mondo di porre fine a questa guerra brutale e di salvare la Striscia di Gaza prima che sia troppo tardi", ha affermato in un comunicato l'ufficio stampa del gruppo palestinese. Anche le Brigate Qassam, braccio armato di Hamas, hanno invocato uno stop ai raid anche perché, oltre alle vittime palestinesi, diversi ostaggi sono stati "uccisi e feriti" negli attacchi aerei.
Alla richiesta di un immediato cessate il fuoco ha risposto negativamente Robert Wood, vice ambasciatore Usa presso le Nazioni unite. Secondo il diplomatico Hamas "continua a rappresentare una minaccia per Israele e a rimanere al comando di Gaza", "per questo motivo, mentre gli Stati Uniti sostengono con forza una pace duratura in cui sia gli israeliani che i palestinesi possano vivere in pace e sicurezza, non appoggiamo le richieste di un cessate il fuoco immediato". Un annuncio che si è poi concretizzato: gli Usa hanno infatti bloccato con il veto la risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che chiedeva il "cessate il fuoco umanitario a Gaza" e definiva la situazione umanitaria "catastrofica". Nonostante la pressione del segretario generale Antonio Guterres, il testo degli Emirati – che chiedeva anche la protezione dei civili, il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi ancora detenuti da Hamas – ha ottenuto 13 voti a favore, un astenuto (la Gran Bretagna) e il veto Usa.
Anche l'ambasciatore israeliano all'Onu Gilad Erdan ha ribadito per l'ennesima volta al Consiglio di Sicurezza che quello che può portare la pace a Gaza "non è assolutamente il cessate il fuoco" ma "l'eliminazione di Hamas". "Senza la pressione militare su Hamas nessuna diplomazia può assicurare il rilascio degli ostaggi", ha aggiunto, "Hamas è l'unica responsabile per la situazione umanitaria sul terreno. Sfrutta gli abitanti di Gaza come scudi umani nella speranza che le vittime civili aumentino e che le Nazioni Unite chiedano il cessate il fuoco. Vogliamo essere gli attori dello spettacolo che Hamas ha attentamente realizzato? Un cessate il fuoco significa che la sofferenza di tutti continuerà".
Washington e Tel Aviv, quindi, si oppongono fermamente a uno stop al massacro del palestinesi nonostante gli appelli non solo dei palestinesi, ma della stragrande maggioranza dei Paesi del mondo e dello stesso segretario generale dell'ONU Antonio Guterres: "La brutalità perpetrata da Hamas non potrà mai giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese".