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Haiti, uno studio accusa i Caschi blu: “Centinaia di bimbi nati da abusi e abbandonati”

L’accusa contenuta in uno studio pubblicato su Conversation, rivista accademica internazionale sostenuta da un consorzio di università. Ragazzine haitiane di 12 e 13 anni violentate e lasciate vivere nella miseria con un figlio. Abusate, in cambio di un pezzo di pane, da chi era stato inviato in missione per proteggerle: i Caschi blu.
A cura di Susanna Picone
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Centinaia di bambini nati da abusi commessi dai Caschi blu che poi hanno abbandonato i piccoli e le loro madri, in molti casi appena adolescenti. Nuova onta sulla missione dell’Onu a Haiti. L'accusa è contenuta in uno studio pubblicato su Conversation, una rivista accademica internazionale sostenuta da un consorzio di università. Sabine Lee, che insegna all'università di Birmingham, e Susan Bartels, della Queens University in Ontario, hanno realizzato uno studio basato su interviste condotte nel 2017, anno in cui la missione di peacekeeping Minustah è stata chiusa dopo 13 anni di operazioni, con 2500 haitiani. 265 di questi hanno citato casi di bambini figli di Caschi blu. Tra le persone intervistate c’è chi ha parlato di casi di stupro, ma più spesso lo schema prevedeva un rapporto sessuale con le minorenni in cambio di un piccolo pagamento o di un pasto. Le ricercatrici scrivono che il risultato sono stati centinaia di "piccoli Minustah". Sono state raccolte informazioni su “una serie di ragazzine di 12 e 13 anni messe incinte e lasciate a vivere nella miseria con un figlio tra le mani”.

Il rapporto è l'ultimo che documenta casi di abusi sessuali da parte dei Caschi blu dopo il Mozambico, la Bosnia, la Repubblica Democratica del Congo e la Repubblica Centrafricana e accusa stavolta militari di 13 diverse nazioni, in maggioranza brasiliani e uruguaiani, che venivano rimpatriati ogni volta che una gravidanza veniva scoperta. “Lo sfruttamento sessuale e l'abuso da parte di personale Onu è inaccettabile”, la reazione del portavoce del dipartimento al peacekeeping Nick Birnback, che ha ricordato che il segretario generale Antonio Guterres ha fatto della tolleranza zero una priorità del suo mandato.

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