Ha rubato reperti al British Museum per almeno 4 anni, scoperto: “Li vendeva su Ebay”
Si chiama Peter John Higgs, ha 56 anni e per 35 ha lavorato come curatore museale al British Museum, una delle principali attrazioni di Londra. Sarebbe lui, secondo quanto riferisce la stampa inglese, l'uomo accusato di aver rubato per anni reperti preziosi dalla sezione greca dell'edificio vendendo poi tutto su Ebay: secondo quanto emerso dalle indagini l'uomo, che nel frattempo è stato licenziato in tronco, avrebbe sottratto gioielli d'oro e pietre semipreziose, oltre a vetri risalenti al 1500 a.C., per un valore di decine di migliaia di sterline.
Il museo ha affermato che gli oggetti smarriti, rubati o danneggiati sono pezzi più piccoli che non sono stati recentemente esposti al pubblico e sono stati utilizzati principalmente per la ricerca. A scoprire la "merce" all'asta è stato un esperto che nel 2020 ha segnalato la presenza di oggetti decisamente sospetti; fino a pochi giorni fa Peter John Higgs ha potuto agire indisturbato, non sapendo che in realtà la polizia londinese stava già indagando sul suo conto. Solo di recente, quando sono state acquisite prove schiaccianti, il curatore museale è stato licenziato.
George Osborne, ex Cancelliere dello Scacchiere – cioè ministro del Tesoro del governo inglese – e attuale presidente del British Museum, ha spiegato che la priorità adesso è "recuperare gli oggetti rubati": "Abbiamo deferito la questione alla polizia, abbiamo imposto misure di emergenza per rafforzare la sicurezza, abbiamo istituito un'inchiesta indipendente per scoprire che cosa sia successo e trarne insegnamenti, abbiamo usato tutti i poteri disciplinari a nostra disposizione nei confronti della persona che riteniamo responsabile. Dobbiamo capire che cosa si poteva fare per impedire il furto e investire in sicurezza per essere sicuri che non accada di nuovo".
La sottrazione di oggetti dal British Museum di Londra andrebbe avanti da anni e sarebbe iniziata "almeno" nel 2019. Lo si legge sulla prima pagina del Daily Telegraph dopo l'avvio di un'indagine da parte di Scotland Yard, oltre a una inchiesta indipendente interna. Stando al giornale, in quella che emerge come una possibile attività criminale compiuta dall'interno dell'istituzione culturale del Regno Unito, è stato sfruttato anche il lungo periodo di chiusura del sito, ben 163 giorni, durante la pandemia da Covid.