Ha partorito Marianna, la donna simbolo del bombardamento dell’ospedale di Mariupol
Marianna Podgurskaya ha partorito, la donna simbolo del bombardamento dell’ospedale pediatrico per la maternità di Mariupol dove era ricoverata, ha messo al mondo la bimba che portava in grembo ed ora sta bene. La blogger e influencer, fotografata proprio tra le macerie del centro medico della città ucraina assediata mentre era ferita e sanguinate, ha partorito ieri sera intorno alle 22. "Mamma e bambina stanno bene ma a Mariupol fa molto freddo e i bombardamenti non si fermano" ha scritto su Twitter la giornalista indipendente Olga Tokariuk riportando la notizia e spiegando di aver raggiunto telefonicamente i parenti della donna.
L'immagine di Marianna Podgurskaya che usciva in pigiama con le borse in mano e con una ferita in fronte dall'edificio dell'ospedale colpito dale bombe russe era diventata simbolo di un atto atroce costato la vita a tre persone tra cui un bimbo di 6 anni. La foto, scattata da Evgeniy Maloletka per la Associated Press, aveva fatto il giro del mondo ma era sta messa in dubbio dai russi che avevano parlato di falso citando il fatto che la donna fosse una influencer. Marianna è una modella in effetti ma era in ospedale per mettere al mondo la sua piccola quando si è ritrovata tra le bombe come le decine di migliaia di civili bloccati a Mariupol assediata dai russi.
"Bombardare un ospedale dei bambini è la prova definitiva che è in corso il genocidio degli ucraini", aveva dichiarato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un video messaggio definendo l'attacco "oltre l'atrocità". Condanna unanime per il bombardamento dell’ospedale di Mariupol è arrivata anche dall'Onu e da tutte le organizzazioni umanitarie. Ammettendo l'attacco indiscriminato alla struttura civile, Mosca ha continuato a sostenere la legittimità del bombardamento sostenendo che l'ospedale fosse diventato un covo per le forze armate ucraine. "L'ospedale pediatrico di Mariupol era usato come base del battaglione Azov" ha dichiarato lo stesso ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. Di più, secondo il capo della diplomazia di Mosca, la Russia ha fornito al Consiglio di Sicurezza dell'Onu fin dal 7 marzo "le prove che l'ospedale in questione era stato requisito da tempo dal battaglione Azov e da altri radicali. Tutte le donne incinte e il personale erano stati fatti partire".