Guerra Ucraina, l’analisi da Varsavia: “Polacchi pronti a combattere, nostra aviazione sa cosa fare”
I polacchi “sono pronti a combattere se ce ne fosse bisogno”, la violazione del loro spazio aereo da parte di missili russi “fa parte dei test a cui Mosca sta sottoponendo i Paesi Nato per capire quanto siano pronti a reagire a una escalation”. E Varsavia invita i partner europei a “concentrarsi sulla deterrenza” per far capire a Mosca che l’escalation non paga. Parola di Adam Jasser, ex capo della Cancelleria e grand commis dei governi di Donald Tusk. Oggi, vice direttore del think tank Visegrad Insight.
La memoria storica dei polacchi è un sostegno sicuro per la politica di Tusk volta a rafforzare la difesa nazionale e a “risvegliare” gli europei dal torpore di tanti meravigliosi anni di pace, dice Jasser a Fanpage.it. Non si tratta di fondare un esercito europeo. Ci vorrebbe troppo tempo. Ma “si deve rafforzare il fronte Est dell’Alleanza Atlantica”. Se possibile, insieme agli americani. Sennò, anche senza.
Le relazioni tra Polonia e Russia sono pessime da almeno quattro secoli. Per trovare motivi recenti di animosità, non c’è bisogno nemmeno di risalire al patto Molotov-Ribbentrop con cui l’Urss e la Germania nazista si divisero il Paese nel 1939, o all’eccidio di Katyn, dove un anno dopo i sovietici massacrarono 20 mila polacchi.
Basta infatti ricordare il disastro aereo di Smolensk, nel vicino 2010. Costò la vita al presidente della Repubblica Lech Kaczynski a sua moglie e ad altre 94 persone. E creò risentimenti feroci, per il sospetto che si fosse trattato di un attentato ordinato da Putin.
Abbiamo parlato con Adam Jasser in videoconferenza dagli uffici di Visegrad Insight a Varsavia.
Dottor Jasser, come si sentono i polacchi in questa situazione?
Fin dall'inizio dell'aggressione russa all'Ucraina, in Polonia è presente un senso di accresciuto rischio per la sicurezza. Quando il nostro spazio aereo è violato dai missili di Mosca, come avvenuto la scorsa settimana, la percezione di pericolo aumenta. Ma la nostra aviazione sa cosa fare. Lo ha dimostrato nelle scorse ore. Peraltro agendo del tutto in linea con le procedure in tali situazioni.
Ma pensa che sia stato un caso, la violazione del vostro spazio aereo?
Per niente. I russi stanno sondando i nostri limiti. Per vedere fin dove possono arrivare senza far scattare rappresaglie o azioni clamorose. Quindi è molto importante che le autorità polacche mantengano i nervi saldi.
Come sta reagendo il governo Tusk all’escalation russa?
Tusk sottolinea che l’Europa è nella situazione più difficile dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, dal punto di vista della sicurezza. Sostiene che la minaccia di guerra non sia imminente. Mantiene i nervi saldi, appunto. Ma riconosce che la situazione è grave e che la Polonia deve continuare a sviluppare la sua capacità di deterrenza. Per mettersi in grado di respingere qualsiasi attacco.
Infatti avete alzato la spesa della difesa al 4% del Pdl…
Ma non è solo una questione di spesa. Si tratta anche di sviluppare capacità industriali per poter effettivamente produrre abbastanza munizioni.
Che brutta cosa, rilanciare l’industria delle armi. È davvero necessario?
Giustamente, l'industria della difesa non era la preferita dei governi, in Europa. Non solo per motivi morali. Era vista principalmente come una sorta di industria di esportazione in declino. La situazione è cambiata. L'Europa ha fallito nel suo obiettivo di fornire all'Ucraina un milione di proiettili di artiglieria (secondo il governo ucraino è arrivato solo un terzo del munizionamento promesso, ndr). E ora abbiamo questa iniziativa ceca per acquistarli da paesi terzi (il governo di Praga ha individuato la possibilità per un consorzio europeo di comprare 800mila proiettili dalla Corea del Sud e da Paesi africani e asiatici, ndr). Fortunatamente, la maggior parte dell’Europa è d’accordo. Questa è la strada da seguire. L’Ucraina inizierà a ricevere queste munizioni. Ma si sa, il problema è che in Europa sembra che siamo sempre un passo indietro. E Tusk sta cercando di dare questo messaggio: dobbiamo essere in anticipo rispetto alla curva invece che in ritardo come al solito.
Nelle sue più recenti interviste, Tusk ha fatto un vero e proprio appello all’Europa affinché si prepari a difendersi. Come? Con un esercito europeo? Ci vorrebbero almeno dieci anni, per arrivarci…
Tusk non spinge per un esercito europeo in quanto tale. In questa fase, non è una priorità. Si tratta invece di rafforzare da subito il fronte orientale della Nato. Perché la visione in Italia, da noi, in Germania e nei paesi nordici, è che la NATO rimane il perno della difesa e della deterrenza.
La priorità assoluta è cambiare la mentalità e rendersi conto che il rischio è serio. E questo è ciò che sostengono tutti i leader dell’Europa centrale e orientale, ad eccezione dell’Ungheria di Orban. E spendere più soldi per la difesa, per gli appalti. Molti governi devono cambiare il loro approccio alla difesa. Aumentarne la capacità. Non si fa in un giorno. Ma va fatto sul serio.
Tusk ha vinto un'elezione impossibile contro l’estrema destra conservatrice e clericale del Pis, il partito di Kaczynsky. I suoi elettori accettano l'idea di prepararsi a una guerra?
In Europa, sia nell'Europa occidentale che in quella centrale, la pace e la prosperità sono state date per scontate per molto tempo. E a volte è semplicemente difficile per le persone immaginare che possa ripetersi una vera guerra, in cui si spara, si uccide e si muore.
Secondo un sondaggio il 58% degli italiani non vorrebbe un intervento militare nemmeno se ci fosse un attacco diretto contro il Paese. Percentuali analoghe in Germania…
E questo è il problema. Perché la guerra in Europa c’è già. Per molti europei l’Ucraina è da qualche parte a Est. Ma se guardiamo una mappa e consideriamo la storia dell'Ucraina, capiamo bene che è un paese europeo. È stato parte dell’Unione Sovietica. Ma è Europa. In tutto il continente dobbiamo renderci conto che la minaccia è reale, che la Russia è imprevedibile, che Putin è ossessionato dalla ricostruzione dell’Impero. E ciò potrebbe avere conseguenze di vasta portata, come ad esempio un attacco a un paese della Nato, prima o poi.
E i polacchi, che sarebbero in prima linea, sono pronti a combattere?
In Polonia è tradizionalmente diffusa la percezione che la Russia sia una minaccia alla sicurezza. Le invasioni russe sono rimaste nella coscienza collettiva. Tra i miei amici anche alcune persone più anziane di me dicono che si arruolerebbero se la Polonia venisse attaccata. Ho pochissimi dubbi che ci sarebbe un ampio consenso politico per resistere e combattere. Speriamo che non sia necessario. Penso che “deterrenza” sia la parola chiave. La deterrenza per avere successo deve essere credibile. È questo ciò per cui dobbiamo lottare ora in Europa. Proprio per poter evitare una guerra.