Guerra in Ucraina: patriarca Kirill chiede una tregua per il Natale ortodosso
Il patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill chiede una tregua in Ucraina in occasione del Natale ortodosso, dalle 12:00 del 6 gennaio alle 24:00 del 7 gennaio.
Lo riferisce la Chiesa ortodossa russa sul suo sito web. Il comunicato è stato publicato anche sulla Tass.
"Io, Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, faccio appello a tutte le parti coinvolte nel conflitto con un appello a cessare il fuoco e stabilire una tregua natalizia dalle 12:00 del 6 gennaio alle 24:00 del 7 gennaio, in modo che gli ortodossi possono assistere alle funzioni la vigilia di Natale e il giorno della Natività di Cristo".
Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa e notoriamente legato a doppio filo a Vladimir Putin, è stato sollecitato più volte nel corso di questi mesi, sia dal fronte cattolico che da quello ortodosso, a pronunciarsi chiaramente contro la guerra d’invasione in Ucraina. Un silenzio, che se confrontato con i ripetuti appelli alla pace di papa Francesco anche nella Messa di Natale, oltre a invitare a pregare per le vittime del conflitto, ha dato un giudizio chiaro di quello che sta accadendo in Ucraina da quasi un anno a questa parte.
Intanto la Russia si staserebbe prepara a "un'escalation della situazione al fronte a febbraio" e allo stesso tempo si muove dietro le quinte per spingere Kiev a firmare "accordi di pace" sul modello di quelli di Minsk: lo ha detto all'emittente pubblica ucraina Suspilne il segretario del Consiglio di sicurezza e di difesa ucraino, Oleksiy Danilov.
"Febbraio sarà decisivo per loro – ha affermato Danilov -. Perché le date sono importanti per loro, gli anniversari, ecc. Si stanno preparando a un'escalation". "Adesso un uomo di nome (Taras) Kozak (collaboratore del politico ucraino filo-Cremlino e amico personale di Putin, Viktor Medvedchuk, ndr) è diventato più attivo – ha proseguito -. Sta organizzando incontri con i rappresentanti europei per costringerci a firmare alcuni accordi di pace, o almeno così credono, una sorta di Minsk 3. Naturalmente non accetteremo".