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Guerra in Ucraina

Guerra in Ucraina, Minuto Rizzo (ex NATO) a Fanpage: “Se Putin vince il Donbass potrebbe fermarsi”

L’intervista di Fanpage.it ad Alessandro Minuto Rizzo (ex NATO): “È possibile che Putin si fermi se l’offensiva finale in Donbass sarà vincente, ma non sottovalutare la crescente resistenza degli ucraini. Svezia e Finlandia nella NATO? Hanno paura”.
Intervista a Alessandro Minuto Rizzo
già segretario ad interim della Nato.
A cura di Ida Artiaco
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"È possibile che Putin si fermi se l'offensiva finale in Donbass sarà vincente, ma non sottovalutare la crescente resistenza degli ucraini. Svezia e Finlandia nella NATO? Non sono sicuro che si realizzerà, ma questa richiesta vuol dire che hanno paura". A parlare è Alessandro Minuto Rizzo, già segretario ad interim della NATO e presidente della NATO Defence College Foundation, che a Fanpage.it ha fatto il punto della situazione della guerra in Ucraina, delle prossime mosse di Mosca e di cosa succederà all'interno dell'Alleanza Atlantica.

Alessandro Minuto Rizzo.
Alessandro Minuto Rizzo.

Dott. Minuto Rizzo, è appena cominciata la nuova fase della guerra, con i russi spostati ad Est verso il Donbass, mentre a Mariupol è scaduto l'ultimatum per la resa. Quali potrebbero essere gli step successivi e le prossime mosse di Putin?

"Per capire cosa potrebbe succedere facciamo un passo indietro. All'inizio dell'offensiva, il 24 febbraio scorso, lo schieramento russo era su oltre 400 chilometri tra Russia e Bielorussia, e concentrato in una invasione verso Sud su più direttrici in parallelo. Il centro di questa strategia sarebbe dovuto essere Kiev. Questa parte si è però dimostrata un insuccesso russo perché forse le assunzioni di base di questa operazione erano sbagliate, nel senso che probabilmente si pensava che conquistare la Capitale ucraina e instaurare un governo filo-russo fosse una cosa facile da fare, che fosse un'azione più politica che militare. Ma così non è stato. A questo punto, c'è stata anche una ritirata strategica dei russi.

Evidentemente a Mosca hanno capito che bisognava cambiare strategia e che l'Ucraina era molto più difficile come boccone da mangiare rispetto a quanto sembrasse all'inizio. Così si è pensato che l'area più conveniente dal punto di vista russo fosse quella del Donbass, dove la loro è una presenza storica, già dal 2014 ci sono conflitti, ed è più vicina alla Crimea e a Mariupol. Per cui è maturata da Mosca l'idea di spostare il proprio esercito, schierato inutilmente all'inizio su questa lunga frontiera, per concentrarsi sul Donbass in modo da sconfiggere l'Ucraina in questa zona considerata di massimo interesse. In questi giorni dovrebbe cominciare questa grande offensiva che dovrebbe essere decisiva nelle intenzioni di Mosca".

Se questa offensiva dovesse essere vincente, Putin sarebbe disposto a fermarsi o potrebbe ulteriormente allargarsi verso l'Occidente?

"Non credo. Certo, non possiamo escludere nulla, ma il problema dell'Ucraina è infrarusso, viene dalla dissoluzione dell'Unione sovietica. È questo che Putin rivendica: quello che è successo nel 1991, cioè la spartizione dell'Urss in decine di Paesi, è stata per lui una tragedia. Lasciando stare il resto dell'Europa, che al momento non c'entra niente, il problema è tra la Russia e l'Ucraina per la ricostruzione della Russia storica, tanto è vero che lo stesso Putin si presenta spesso in foto con la bandiera della Russia degli zar, che è poi quella dell'Urss a livello territoriale. Noi non sappiamo cosa succederà se i russi avranno successo in Donbass, ma io credo che se loro vinceranno potrebbero fermarsi, dichiarando di aver raggiunto il loro obiettivo. Tuttavia, non sappiamo bene se questa vittoria sul campo ci sarà, sono sì superiori numericamente ma abbiamo visto già in passato che queste analisi possono essere sbagliate, e soprattutto bisogna capire cosa ne sarà degli ucraini. Se vincono potrebbero trovare una situazione di compromesso proprio sul Donbass ma non è detto che succeda".

Oggi sul fronte Nato comincia la discussione del parlamento finlandese sulla richiesta di adesione all'Alleanza. Quanto è realistico che ciò accada entro l'estate e cosa potrebbe significare per la continuazione della guerra?

"Per la continuazione della guerra nulla, è un fatto puramente politico. Se la Svezia e la Finlandia decidono di entrare nella NATO, ciò non sposta nulla sul fronte guerra. Non sono la Svizzera, non sono stati neutrali in base a trattati internazionali. Sono paesi che hanno deciso per i fatti loro di esserlo ma se un giorno dovessero cambiare idea hanno tutto il diritto di farlo. Non c'è violazione, anche se è ovvio che non piacerà alla Russia, per la quale sarebbe una ulteriore sconfitta. Che poi questo avvenga realmente, non ne sono sicuro"

Perché?

"La Svezia e la Finlandia sono già partner della NATO, fanno parte del Partenariato per la Pace, non sono membri ma sono associati. In passato se ne è passato varie volte di una loro imminente richiesta di adesione, ma alla fine hanno sempre deciso che erano più i problemi che si creavano che quelli che si risolvevano e che era meglio conservare il proprio status quo. È probabile che anche questa volta vada così. Non credo che ci sia una vera minaccia russa nei loro confronti. Credo però che se guardiamo all'aspetto politico di questa richiesta da parte di Finlandia e Svezia, vuol dire che viviamo in una fase storica di grande paura e incertezza. Se sentono improvvisamente il bisogno di mettersi sotto l'ombrello protettivo della NATO, allora vuol dire che hanno paura, e qualche ragione ci sarà. Forse pensano che non ci sia un atteggiamento razionale da parte russa".

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