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Guerra in Ucraina

L’Ungheria sta bloccando i nuovi aiuti militari dell’Unione europea all’Ucraina

L’Unione europea ha preparato da mesi lo stanziamento di aiuti militari da 500 milioni di euro per sostenere l’Ucraina, ma l’Ungheria ha posto il veto. Ieri, giovedì 31 agosto, il ministro degli Esteri ungherese ha ribadito il perché della decisione.
A cura di Luca Pons
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La Commissione europea e molti Paesi dell'Ue sarebbero favorevoli allo stanziamento di un pacchetto da 500 milioni di euro, ricavati dal fondo European Peace Facility, per il sostegno militare all'Ucraina. Il finanziamento è in discussione da mesi, e per approvarlo servirebbe il via libera di tutti gli Stati membri, ma dall'Ungheria a fine maggio è arrivato un veto che il governo di Viktor Orbán non ha nessuna intenzione di ritirare.

Ieri, giovedì 31 agosto, al vertice dei ministri degli Esteri Ue che si è svolto in Spagna a Toledo, il ministro ungherese Péter Szijjártó ha ribadito che il veto è ancora attivo. Il motivo è semplice: a maggio l'Ucraina ha inserito tra gli "Sponsor di guerra internazionali" anche la Otp Bank, la più importante banca ungherese. L'elenco degli sponsor, consultabile su un sito sostenuto dal governo ucraino, riporta una serie di individui e di società che avrebbero rapporti economici con la Russia e quindi, di fatto, contribuirebbero a finanziare l'invasione dell'Ucraina.

L'inserimento non ha conseguenze legali di alcun tipo, ma è vista come uno screzio diplomatico da parte dell'Ungheria. Sul portale si legge che "Otp Bank è una delle cinquanta banche più diffuse in Russia" e che "anche dopo l'invasione dell'Ucraina, Otp resta tra le principali banche nel mercato dei servizi finanziari russi. Non solo la banca riconosce le cosiddette repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, ma fornisce condizioni preferenziali all'esercito russo, e di fatto lo ricompensa per i suoi crimini di guerra. Il profitto della banca russa è stato di 37,6 miliardi di fiorini (circa 98 milioni di euro, ndr), pari al 7,6% dei profitti dell'intero gruppo".

La posizione dell'Ungheria, riconfermata ieri, è che il via libera agli aiuti arriverà solo quando la banca sarà tolta dall'elenco degli sponsor di guerra. A maggio, il ministro Szijjártó l'aveva dichiarato chiaramente: "Ci opporremo al pagamento di questo nuovo mezzo miliardo di euro dallo European Peace Facility fintanto che l'Ucraina manterrà la banca Otp nell'elenco degli sponsor internazionali della guerra. Otp è la più grande banca ungherese, un attore importante nell'economia del Paese: posso anche dire che ne siamo tutti orgogliosi".

I 500 milioni si andrebbero ad aggiungere ai 5,6 miliardi di euro di aiuti militari già forniti a Kiev. A maggio, l'alto rappresentante per gli Affari esteri dell'Ue Josep Borrell aveva detto che avrebbe fatto "tutto il possibile a livello bilaterale e multilaterale per approvare il prossimo pacchetto di sostegno militare all'Ucraina. Se uno Stato membro ha difficoltà, discutiamone". Negli ultimi tre mesi, però, la situazione non si è sbloccata.

L'ultima occasione in cui l'Ungheria aveva posto un veto simile era lo scorso dicembre, quando il governo di Orbán si era opposto allo stanziamento di 18 miliardi di euro per un prestito che fornisse sostegno finanziario all'Ucraina. Alla fine, il veto era stato sollevato quando era arrivato un pacchetto di misure che riguardava anche alcuni fondi destinati all'Ungheria – in un contesto di tensioni sui finanziamenti europei a Budapest.

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