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Guerra in Ucraina

Guerra in Ucraina, dopo un anno di sangue anche per il 2025 la pace sembra lontana: l’analisi degli esperti

Mentre Russia e Ucraina continuano a combattere tra conquiste limitate e pesanti perdite, l’Europa perde slancio nel sostegno a Kiev. Errori strategici e pressioni interne complicano il futuro di entrambi i Paesi, notano gli esperti sentiti da Fanpage.it. La pace sembra lontana: “Non c’è che da sperare in Trump”.
A cura di Riccardo Amati
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Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin
Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin
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L’ultimo anno di guerra è stato caratterizzato dalla lenta e sanguinosa avanzata russa nel Donbass, dall’offensiva di Kiev oltre frontiera nella oblast nemica di Kursk e dal moltiplicarsi degli attacchi con missili e droni su obiettivi strategici in Russia. Che dal canto suo ha continuato a bombardare città e infrastrutture ucraine.

Capitolo a parte, sul quale è difficile distinguere tra realtà e propaganda, è l’esordio del missile ipersonico russo Oreshnik, sbandierato dal Cremlino quanto lo furono le wunderwaffen (ovvero “armi miracolose”) dal Terzo Reich ottant’anni fa.

Di episodi decisivi non ce ne sono stati, nel 2024. Alcune delle operazioni iniziate o compiute potrebbero però rivelarsi determinanti nel 2025. Che la pace sia vicina, sembra più una pia illusione che una ragionevole probabilità.

Obiettivi e sfinimento

Entrambe la parti sono stanche. L’Ucraina è proprio esausta. Ma se Volodymyr Zelensky ha aperto a compromessi riguardo a una soluzione diplomatica per Crimea e Donbass, la posizione di Vladimir Putin non si è spostata di un millimetro. Il leader del Cremlino vuole raggiungere tutti gli obiettivi di guerra, compresi la demilitarizzazione dell’Ucraina e una specie di diritto di veto sulla sua legislazione. In pratica, punta alla disfatta del Paese invaso.

La possibilità di un negoziato serio è remota. La Russia sembra determinata a perseguire una vittoria totale sul campo. L'impiego di un contingente nordcoreano suggerisce che anche Mosca stia affrontando una crescente scarsità di risorse umane e materiali. Ma il divario con l'Ucraina rimane significativo. La sopravvivenza di Kiev come Stato indipendente dipende in gran parte dalla continuità e dalla stabilità del sostegno internazionale, sia in termini di armi che di finanziamenti.

“La cooperazione da parte dell’Occidente è quanto mai importante,  proprio perché il 2024 ha dimostrato che la forza propulsiva dei russi è lenta e limitata: con le vostre armi possiamo fermarla”, dice a Fanpage.it il deputato del Parlamento ucraino Oleksiy Goncharenko, strenuo oppositore di Zelensky.

Il tritacarne

In termini assoluti, Mosca nel 2024 ha conquistato circa 3.500 chilometri quadrati, con perdite molto alte. Secondo stime dell’Institute for the Study of War (Isw), in novembre rimanevano feriti o uccisi in media oltre 1.500 soldati russi ogni giorno. Da settembre alla fine di novembre, quasi 126mila perdite. Ovvero, 53 per ogni chilometro quadrato conquistato in quei mesi. L’Ucraina stima che le perdite totali russe nel 2024 siano state 421mila, tra morti e feriti. La testata giornalistica indipendente Mediazona ha potuto confermare, prove alla mano, almeno 20.364 caduti.

“L’avanzata russa è stata poco brillante ed ha avuto costi enormi ”, commenta a Fanpage.it l’analista di Black Bird Pasi Paroinen. “Ma ha comunque messo le forze ucraine in una situazione critica: la persistente carenza di fanteria le costringe a rispondere a molteplici crisi sulla linea di contatto, senza le riserve e le risorse necessarie per fermare il nemico”.

La caduta di Adviidka

Il punto di svolta sul fronte del Donbass avviene il 17 febbraio, con la conquista russa di Adviidka, cittadina di 30mila abitanti e teatro di una della più feroci battaglie della guerra. A ordinare la ritirata tattica dopo mesi di resistenza, il Capo di stato maggiore Oleksandr Syrskyi, che solo nove giorni prima aveva sostituito Valerii Zaluzhnyi, da tempo in dissidio col presidente Zelensky — si diceva a Kiev.

Poi, in aprile, cade Ocheretyne, tremila abitanti. Anch’essa nella regione di Donetsk, a 35 chilometri dal capoluogo e in posizione strategica sull’autostrada H20.

L’offensiva russa di maggio a Kharkiv non ha ottenuto risultati territoriali significativi, ma ha contribuito a esaurire le riserve ucraine, aggravando la situazione nel Donbass. Secondo Paroinen, i problemi di coordinamento, la carenza di personale e l’uso inefficace delle riserve hanno penalizzato le forze ucraine.

L’attacco oltre confine

Il 6 agosto, a sorpresa, gli ucraini attaccano sul suolo russo, entrando nella oblast di Kursk e conquistando la città di Sudzha, snodo cruciale del gasdotto per l’Europa. In poco tempo, le brigate meccanizzate di Kiev prendono una novantina di insediamenti, fino a controllare 1.250 chilometri quadrati della regione.

Un successo di alto valore politico, se ci sarà presto un tavolo delle trattative su cui giocare la carta “Kursk” per farsi restituire territori occupati. Intanto, si è messo in imbarazzo il Cremlino, che ancora cerca un capro espiatorio nella ”incompetenza” delle autorità locali. Ma dal punto di vista strettamente militare, l’operazione è all’origine di danni che potrebbero finire per provocare il crollo del fronte, se la guerra continuerà ancora a lungo.

“L’offensiva su Kursk ha esaurito le rimanenti unità ucraine capaci di condurre operazioni offensive e le riserve, sottraendo unità attive dal fronte orientale”, spiega Pasi Paroinen. Dopo l’attacco nemico oltre la loro frontiera, i russi hanno accelerato le avanzate su Pokrovsk, Casi Yar e Toretsk, roccaforti strategiche della regione di Donetsk. In settembre è iniziata la controffensiva nel Kursk. Mosca ha già riconquistato quasi 600 chilometri quadrati, calcolano esperti del King’s College di Londra.

Pressione sul fronte orientale

Black Bird vede un chiaro collegamento tra l’attacco ucraino in territorio russo e il deterioramento della situazione a Est: “Le forze ucraine sono state tirate oltre il limite”, nota Paroinen. “Verso la fine dell'anno, abbiamo assistito ad accerchiamenti da parte dei russi: a Hannivka e probabilmente anche a Makarivka. Mentre la situazione complessiva vicino a Kurakhove e Velyka Novosilka è estremamente critica, con la formazione di due grandi sacche che minacciano di circondare due importanti raggruppamenti di forze di Kiev”.

È su questo fronte che si gioca la partita. Se i russi saranno in grado di mantenere una pressione costante, potrebbero far saltare il banco. “Ma avranno reclute, munizionamento, e mezzi sufficienti da gettare nel tritacarne?”, si chiede l’analista di Black Bird. “La Russia sembra segnalare una forte volontà di continuare la guerra a qualsiasi costo. Quindi sarà una questione di risorse”.

Le risorse umane e materiali diventano sempre più importanti. E questo forse spiega anche le inusitate scuse di Putin per la strage di Natale del volo Azerbaijan Airlines J2-8243. Il capo del Cremlino non ha esplicitamente ammesso che l’aereo di linea sia stato colpito dalla contraerea russa, ma ci è arrivato parecchio vicino.

L'Azerbaigian è un partner essenziale. Mantiene aperto un corridoio logistico con l’Iran, che fornisce droni e — secondo l’intelligence americana — missili balistici alla Russia. Un accordo strategico di collaborazione anche militare con Teheran verrà firmato in questi giorni. È simile a quello che Putin ha già siglato con il dittatore coreano Kim Jong-un.

Fronti interni

Nella controffensiva del Kursk, migliaia di soldati nordcoreani hanno affiancato le forze russe, secondo fonti ucraine e occidentali. Né Mosca né Pyongyang hanno smentito. Il supporto straniero è strategico per la Russia: le sue tattiche militari implicano grandi masse d’urto e ingenti perdite. E Putin è determinato a evitare una mobilitazione generale, temendo che possa spaventare la popolazione e riaccendere un’opposizione contro la guerra e il suo governo.

L’economia della Russia è in frenata dopo la crescita degli ultimi due anni e mezzo, gonfiata dagli investimenti statali nel settore della difesa. L’inflazione sale, i tassi d’interesse sono al 21 per cento. Gli economisti, anche quelli russi, temono un futuro con crescita zero e prezzi alle stelle. Si chiama stagflazione, e può far molto male ai cittadini.

Anche l'Ucraina affronta gravi difficoltà interne: i civili sono esausti dopo tre anni di bombardamenti, aggravati dalla distruzione di circa il 50% delle infrastrutture energetiche da parte del nemico. I soldati, spesso oltre i cinquant'anni, sono sottoposti a turni sempre più estenuanti, mentre i loro comandanti non sempre dimostrano le competenze necessarie per affrontare minacce così critiche. È urgente risolvere problemi strutturali, a partire dall'efficacia della mobilitazione e dalla necessità di ampliarla ulteriormente.

Wunderwaffen

In questo contesto, nel 2024 l’utilizzo di droni e missili-drone di produzione ucraina su obiettivi militari in Russia è stata una nuova variabile. Forse altrettanto importante quanto il tardivo via libera a colpire il suolo russo con i missili ATACMs e Storm Shadow forniti dall’Occidente. Che sono in quantità limitata e, secondo gli analisti, vengono utilizzati senza massimizzarne l’efficacia.

La Russia ha risposto abbassando la soglia sull’utilizzo delle armi nucleari. Più fumo negli occhi che altro: da tempo vigeva una dottrina non ufficiale in cui le regole d’ingaggio erano di fatto già devolute alla discrezionalità del presidente.

Sul piano psicologico della guerra, il missile ipersonico Oreshnik, testato il 21 novembre vicino su Dnipro, rappresenta una novità concreta. Con una velocità di Mach 10 (12.300 km/h) e sei testate convenzionali o nucleari, può colpire obiettivi in Europa. Ed è, secondo Putin, impossibile da intercettare per le difese Nato. Gli analisti dubitano della sua proclamata invincibilità, ricordando come anche i missili Kinzhal, inizialmente considerati imbattibili, siano stati regolarmente abbattuti dalle forze ucraine.

Vie d’uscita

In Russia, al di là di sondaggi che in un regime semi-totalitario difficilmente riflettono la realtà, la popolazione è stanca della guerra. Il conformismo, sia passivo che aggressivo, prevale. Ma i simboli di sostegno alla “operazione militare speciale” sono ormai rari, rispetto al 2022 e 2023. DI “Z” a Mosca se ne vedono più poche. Nei processi politici, dove si infliggono pene severe a chi critica il regime, i cittadini indignati tornano a protestare, urlando “pazor” (vergogna) ai giudici.

In Ucraina “il 90 percento delle persone non vorrebbe altro che veder la pace, subito”, ci dice il parlamentare Goncharenko. Secondo cui l’unica speranza è che la nuova amministrazione di Donald Trump riesca a convincere Putin ad accettare un compromesso e negoziare seriamente. Ma il leader russo è sicuro che sta vincendo la guerra. Dalle parole e dai toni che usa, è difficile possa rinunciare ai suoi obiettivi massimalistici. “Possiamo ottenerli sul terreno”, è il suo mantra.

Secondo Pasi Paroinen, Kiev ha commesso “gravi errori” nel 2024. Ma “è cruciale continuare e intensificare il sostegno all'Ucraina, aumentando le sanzioni per mettere sotto pressione l'economia russa”. Goncharenko sostiene che proprio questo sia il momento giusto: “I russi nel Kursk hanno dimostrato di non saper difendere i propri confini, così come in Siria non sono riusciti a proteggere i loro alleati-vassalli”.

“La cattiva notizia è che Putin non vuole la pace se non dopo aver in pratica cancellato l’identità nazionale ucraina”, dice a Fanpage.it Dan Rice, esperto militare statunitense ed ex consigliere di Valeriy Zaluzhnyi. “La buona notizia è che le forze armate ucraine sono ormai ben addestrate a usare armi occidentali. Dobbiamo solo fornirgliele: sapranno resistere e piegare Putin a migliori consigli”.

Ma c’è un’altra “cattiva notizia” per l’Ucraina: il calo della volontà europea di sostenerla. Un sondaggio YouGov rileva che in sette Paesi il desiderio di aiutare Kiev è diminuito. In Italia, il 55% preferisce la pace, anche a condizioni “russe”, mentre solo l'11% auspica un aumento delle forniture di armi e denaro. Ha ragione Goncharenko: per quanto paradossale, vista la sua mai nascosta simpatia per Putin e dittatori vari, se vuole una pace giusta l’Ucraina deve sperare in Donald Trump.

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