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Guerra in Siria, strage di innocenti nella notte: 40 morti, 6 sono bambini: le foto choc

La guerra in Siria torna ad infiammarsi: un attacco aereo nella provincia di Idlib ha provocato oltre 40 morti, tra cui diverse donne e bambini. Almeno 80 i feriti, alcuni in condizioni critiche, e il bilancio delle vittime è destinato ad aumentare. A compiere il bombardamento sarebbero stati aerei da guerra russi. Putin: “Guerra in Siria occasione unica di addestramento per nostro esercito”
A cura di Mirko Bellis
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Un gruppo di civili trasporta una vittima del bombardamento su Zardana (Gettyimages)
Un gruppo di civili trasporta una vittima del bombardamento su Zardana (Gettyimages)

La guerra in Siria torna ad infiammarsi con un nuovo terribile attacco aereo avvenuto giovedì notte a Zardana, una località a nord est di Idlib, la provincia ancora in mano agli insorti. Sono oltre 40 i morti accertati, tra cui 6 bambini e 11 donne. Decine i feriti in stato critico e il bilancio delle vittime è destinato ad aumentare con il passare delle ore. Il raid, secondo quanto riportato dall'Osservatorio siriano per i diritti umani – l'Ong vicina all'opposizione – sarebbe opera di aerei da guerra russi.  “Gli aerei da guerra, probabilmente russi, hanno causato il più alto numero di vittime in un singolo attacco alla regione da fine marzo”, ha detto Rami Abdulrahman, il direttore dell’osservatorio con sede a Londra.

Secondo le prime ricostruzioni, l’incursione aerea è avvenuta poco dopo il pasto serale che segna la rottura quotidiana del digiuno nel mese sacro per i musulmani del Ramadan proprio nel momento in cui i civili stavano uscendo dalla locale moschea. Le incursioni aeree sarebbero state due a un intervallo di breve tempo l’una dall'altra. Un doppio attacco che non ha lasciato scampo ai soccorritori giunti sul posto. A perdere la vita anche un volontario dei Caschi bianchi, l’organizzazione di volontari che presta aiuto alla popolazione civile nelle aree che sfuggono al controllo governativo. Le squadre di soccorso hanno lavorato tutta la notte per cercare di estrarre i sopravvissuti da sotto le macerie.

Intanto le prime immagini circolate sui social network documentano tutto l’orrore del bombardamento sui civili. Bimbi intubati e in condizioni critiche stanno lottando tra la vita e la morte mentre, sul luogo dell’esplosione, i primi raggi di sole rendevano visibile la distruzione: un grosso cratere e le ruspe al lavoro per cercare di rimuovere un cumulo di detriti e trovare ancora qualcuno con vita.

Dopo alcuni mesi di relativa calma, le bombe sono tornate a uccidere nella provincia settentrionale siriana sotto il controllo dei jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham, sigla combattente vicina ad Al Qaeda. Ma a Idlib sono presenti anche migliaia di sfollati dalle zone riconquistate dal regime di Assad nel corso delle ultime offensive. Nell'area a nord ovest della Siria, infatti, hanno trovato riparo gli abitanti della Ghouta orientale sopravvissuti alla violenta campagna militare dei mesi scorsi.

L’attacco su Idlib potrebbe essere l’inizio di una nuova operazione dell’esercito siriano e dei suoi alleati, Russia e Iran, per riconquistare le ultime zone che ancora sfuggono al controllo del governo di Damasco. E ieri il presidente russo Putin ha confermato che la Russia non ha intenzione di ritirare i suoi militari dalla Siria. Le truppe “rimarranno lì fino a quando sarà a vantaggio della Russia, e per adempiere alle nostre responsabilità internazionali”, ha detto Putin durante una trasmissione televisiva. Ma, ha aggiunto, “non stiamo costruendo installazioni a lungo termine e, se necessario, possiamo ritirare i nostri soldati molto rapidamente senza perdite materiali”. Il presidente russo ha definito la guerra siriana “un'esperienza unica” per le truppe russe. “In primo luogo, l'uso delle nostre forze armate sul campo di battaglia è uno strumento unico con il quale migliorare il nostro esercito. Non si possono paragonare le esercitazioni militari con l'uso della forza in condizioni di combattimento”, ha detto Putin. Dall'intervento militare russo al fianco della Siria, nel settembre del 2015, il regime di Assad ha riacquistato il controllo di circa la metà del territorio nazionale. Un conflitto che in oltre sette anni ha provocato la morte di 350.000 persone.

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