Guerra in Medio Oriente, l’Iran: “Accordo su cessate il fuoco potrebbe influire su nostro attacco a Israele”
Se Israele "accettasse un cessate il fuoco e smettesse di massacrare le popolazioni oppresse e innocenti della regione, ciò potrebbe influenzare l'intensità e la natura della nostra risposta". A dirlo è stato il presidente iraniano Massoud Pezeshkian, citato dall'agenzia di stampa ufficiale Irna.
Pezeshkian ha infatti spiegato che se gli alleati di Teheran e Israele riuscissero a trovare un accordo per interrompere i combattimenti a Gaza, la risposta del suo Paese agli attacchi israeliani effettuati il 26 ottobre contro l'Iran potrebbe essere meno dura. La dichiarazione è arrivata mentre al Cairo stanno proseguendo le trattative per una tregua nella Striscia.
La potenziale apertura del governo iraniano, tuttavia, non smorza la tensione che resta altissima nella regione. Secondo quanto riferito da funzionari arabi informati sui piani di Teheran al Wall Street Journal, l'Iran potrebbe usare contro Israele testate più potenti e armi non utilizzate in passato.
In base a quanto hanno spiegato le fonti, nell'attacco sarà coinvolto l'esercito iraniano (mentre le operazioni del 13-14 aprile e del 1 ottobre furono effettuate dal Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica) e il raid prenderà di mira i siti militari israeliani "in modo molto più aggressivo dell'ultima volta".
Secondo quanto riferito da media israeliani, invece, entro 10-14 giorni potrebbe arrivare un accordo di cessate il fuoco per porre fine al conflitto con Hezbollah in Libano.
Alcuni giorni fa l'emittente pubblica israeliana Kan aveva riferito i dettagli di quella che ha detto essere una bozza di intesa redatta dagli Stati Uniti per una tregua tra Israele e Hezbollah e l'attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che proibisce a Hezbollah di mantenere una presenza a sud del fiume Litani.
Fuga di notizie riservate, arrestato portavoce di Netanyahu
Sul fronte interno, invece, Tel Aviv si trova ad affrontare lo scandalo della fuga di notizie riservate per la quale sono sotto indagine quattro persone vicine all'esecutivo. Tra queste ci sarebbe anche Eliezer Feldstein, un portavoce del premier Benjamin Netanyahu.
Il sospetto è che Feldstein abbia ricevuto illegalmente da membri dell'apparato di sicurezza documenti altamente classificati, i quali sono in seguito emersi sul tedesco Bild e l'inglese Jewish Chronicle con un'interpretazione manipolata, allineata con la narrazione del capo di governo.
Secondo il tribunale della città di Rishon LeZion, che ha esteso la detenzione del portavoce fino a martedì prossimo, la fuga di notizie potrebbe aver danneggiato i negoziati in un momento in cui si cercava di raggiungere un accordo con Hamas per la liberazione degli ostaggi a Gaza (secondo l'intelligence israeliana solo 51 ostaggi, sui 101 che si trovano nella Striscia di Gaza, sarebbero ancora vivi) e il premier israeliano era sotto forte pressione da parte dell'opinione pubblica.
La delicatezza del tema, che coinvolge la sicurezza nazionale, e il sospetto che si sia voluto manipolare la ‘piazza', ha spinto l‘opposizione e il Forum dei familiari dei rapiti a criticare duramente Netanyahu. "L'indagine dovrebbe verificare se (la fuga di notizie riservate) è stata fatta su suo ordine o meno. Se Netanyahu lo sapeva, è complice di uno dei più gravi reati di sicurezza previsti dalla legge. Se non lo sapeva, allora non è adatto alla carica", ha affermato il leader di Yesh Atid, Yair Lapid.
Dura anche la reazione del Forum dei parenti degli ostaggi per il quale "l'attacco contro i rapiti e le loro famiglie ha un indirizzo". C'è "una preoccupazione reale che la sicurezza dello Stato e gli obiettivi della guerra siano stati danneggiati", ha denunciato, chiedendo un'indagine a tutto campo.
Allo scoppio dello scandalo, nei giorni scorsi, Netanyahu ha cercato di prendere le distanze: il suo ufficio ha in un primo momento negato che fosse stato arrestato qualcuno dello staff del premier. Poi ha negato che i documenti pubblicati fossero arrivati dall'intelligence militare all'entourage del capo di governo che anzi ne aveva appreso dai media, e infine aveva smentito che il portavoce arrestato avesse mai partecipato a riunioni sulla sicurezza o avesse ricevuto informazioni classificate.
Israele bombarda ospedali di Gaza, almeno un bambino ferito grave
Intanto, Israele è tornato ad attaccare con le armi le poche strutture sanitarie della Striscia di Gaza. Fonti mediche dell'ospedale Kamal Adwan affermano che sono stati attaccati con colpi di artiglieria il dormitorio, l'asilo nido, il cortile e i serbatoi d'acqua della struttura.
Colpi di artiglieria anche vicino all'ospedale al-Awda nel campo profughi di Jabalia, mentre un drone ha aperto il fuoco contro il cancello e le mura dell'Ospedale Indonesiano nella città di Beit Lahia. Un bambino è stato gravemente ferito nella serata di ieri, domenica 3 novembre, nel nord della Striscia da attacchi israeliani sugli ospedali, ha riferito l'agenzia di stampa palestinese Wafa.