Guerra in Medio Oriente: coloni israeliani attaccano un villaggio palestinese, ucciso un ragazzo di 23 anni

Un gruppo di circa 50 coloni israeliani, a volto coperto, ha attaccato il villaggio palestinese di Jit, in Cisgiordania, incendiando case e veicoli e provocando un morto e un ferito grave. Un ragazzo di 23 anni è stato ucciso mentre cercava di spegnere le fiamme nella sua abitazione. Intanto, proseguono i negoziati per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.
A cura di Eleonora Panseri
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Un gruppo di circa 50 coloni israeliani, a volto coperto, ha attaccato il villaggio palestinese di Jit, in Cisgiordania, incendiando almeno quattro case e sei veicoli e provocando un morto e un ferito grave.

L'attacco è avvenuto nella tarda serata di ieri, giovedì 15 agosto, a riferirlo è stato un funzionario della sicurezza israeliano al The Times of Israel. Un ragazzo di 23 anni, Rashid Abdel Qader Sadda, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco mentre cercava di spegnere l’incendio sulla sua abitazione.

Il presidente Herzog e il premier israeliano Netanyahu condannano l'attacco. Usa: "Inacettabile"

Sia il primo ministro che il presidente israeliano hanno condannato fermamente l'attacco dei coloni. L'ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha riferito che il premier considera l'incidente "con severità", ma inquadra le azioni come un tentativo di combattere il terrorismo, piuttosto che come terrorismo in sé.

"Coloro che combattono il terrorismo sono solo l'Idf e le forze di sicurezza, nessun altro", precisa. "I responsabili di qualsiasi crimine saranno catturati e perseguiti", si sottolinea ancora.

Il presidente israeliano Isaac Herzog in una dichiarazione ha condannato duramente l'attacco. "Si tratta di una minoranza estrema che danneggia la comunità rispettosa della legge e il movimento degli insediamenti nel suo complesso, oltre a danneggiare la reputazione globale di Israele in un periodo particolarmente delicato e difficile", ha detto Herzog.

Il presidente israeliano Isaac Herzog
Il presidente israeliano Isaac Herzog

"Questa non è la nostra via e certamente non è la via della Torah e dell'ebraismo. Le forze dell'ordine devono agire immediatamente contro questo pericoloso fenomeno e assicurare i trasgressori alla giustizia", ha aggiunto e concluso.

Anche la Casa Bianca ha condannato le violenze in Cisgiordania e criticato le autorità dello Stato ebraico per non essere intervenute in tempo per prevenire gli attacchi . Tali episodi "sono inaccettabili e devono cessare", ha affermato un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale al quotidiano Times of Israel. "Le autorità israeliane devono adottare misure per proteggere tutte le comunità, anche intervenire per fermare la violenza e chiederne conto a tutti gli autori".

Riprendono oggi a Doha i colloquio per il cessate il fuoco

Riprenderanno oggi a Doha, in Qatar, i negoziati per cercare di arrivare a un cessate il fuoco nella striscia di Gaza. Gli obiettivi delle discussioni sono numerosi: arrivare a una tregua tra Israele e Hamas e alla liberazione degli ostaggi, evitare la rappresaglia iraniana e consentire il passaggio di aiuti alla popolazione.

Il portavoce del Ministero degli Esteri qatariota Majed al-Ansari ha confermato che l'incontro a Doha tra i mediatori per una tregua nella Striscia di Gaza proseguirà riprendendo oggi.

"Al-Ansari ha dichiarato alla Qna (l'Agenzia di stampa qatariota, ndr) che gli sforzi dei mediatori dello Stato del Qatar, della Repubblica araba d'Egitto e degli Stati Uniti d'America sono in corso e che i negoziatori sono risoluti nel loro impegno ad andare avanti".

I colloqui erano ricominciati ieri, giovedì 15 agosto, dopo un periodo di stallo. I mediatori di Qatar, Egitto e Stati Uniti hanno definito il primo giorno "costruttivo".

In più, un alto funzionario di uno dei Paesi mediatori ha riferito di una conversazione telefonica che il primo ministro del Qatar, Muhammad bin Abd al-Rahman Al Thani, ha avuto con i capi della leadership iraniana, nella quale li ha informati che ci sono stati sviluppi positivi nei negoziati, nel tentativo di far desistere Teheran dall'attaccare Israele.

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