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Guerra in Libia: Frattini stretto tra Nato e Lega

Franco Frattini ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla missione italiana in Libia, evidenziando la necessità della presenza del nostro Paese nella terra di Gheddafi. Per il ministro l’intervento non dovrebbe andare oltre settembre.
A cura di Alfonso Biondi
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Responsabile della Farnesina

La missione italiana in Libia è una brutta gatta da pelare per l'esecutivo. Da un lato l'Italia non può venir meno ai suoi obblighi nei confronti della Comunità internazionale; dall'altro la Lega Nord resta del minaccioso parere che il nostro Paese debba uscire il prima possibile dalla missione, cosa gli esponenti del Carroccio hanno sottolineato anche ieri nell'atteso raduno di Pontida.

Tra questi due fuochi cerca di destreggiarsi da tempo il ministro degli Esteri Franco Frattini. Il responsabile della Farnesina ha risposto al Carroccio sottolineando come "le missioni siano certamente utili e devono essere affrontate in un quadro di collaborazione internazionale: non ci sono né ritiri unilaterali ma neppure status quo a tempo indeterminato". Solita diplomazia.

Una volta arrivato a Lussemburgo per partecipare al Consiglio esteri, Frattini si è leggermente sbottonato sulla durata della missione italiana in terra libica: "c'è un limite molto chiaro: il limite di settembre, fissato dalla Nato, ma credo che al di là dei bombardamenti una soluzione si debba trovare molto prima di settembre"- ha dichiarato ai cronisti.  Il ministro ha poi spiegato che l'ipotesi di una soluzione politica alla guerra in Libia non è stata affatto accantonata e che la Comunità internazionale sta cercando di convincere in tutti i modi Gheddafi a lasciare il potere, anche se tale appello finora è caduto sempre nel vuoto.

Frattini ha anche parlato delle morti civili causate dalla Nato in Libia. Proprio oggi infatti l'Alleanza Atlantica ha confermato che lo sabato scorso alcuni civili hanno perso la vita nel corso dei consueti raid aerei su Tripoli. Fonti dell'Alleanza hanno rivelato la presenza di un "malfunzionamento del sistema che ha provocato alcune vittime". Il bilancio diffuso dal regime parla di nove morti, fra cui due bambini, e diciotto feriti. "La Nato è alla prova della sua credibilità. Non si può correre il rischio di uccidere i civili"- ha dichiarato il ministro italiano.

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