Guerra in Iraq nel 2003: Blair fece distruggere dossier che la definiva illegale
Che la guerra in Iraq fosse un crimine inaccettabile, fondato sulla menzogna delle armi di distruzione di passa possedute da Saddam Hussein, è cosa nota da molti anni, ma la scorsa settimana l'allora premier inglese Tony Blair è lo ha ammesso pubblicamente e candidamente, quasi "scusandosi" con l'opinione pubblica del suo paese. Ebbene, secondo il Mail On Sunday la decisione del governo inglese di spedire truppe in Iraq non fu esente da scontri e contraddizioni anche molto vivaci. Il 7 marzo del 2003, infatti, il ministro della Giustizia, Lord Goldsmith, inviò ai suoi colleghi dell'esecutivo un dossier di 13 pagine nel quale, in sintesi, sosteneva che la scelta di invadere l'Iraq era fuori dalla cornice della legalità e quindi. In nessun caso, quindi, il conflitto poteva essere giustificato adducendo adducendo addirittura a concetti come "missioni di pace", ripresi integralmente anche dall'Italia, che per due anni si unì alla campagna bellica. Blair si infuriò e ai pochi ministri che videro il documento venne ordinato: "Bruciatelo. Distruggetelo".
Talmente veemente fu la reazione di Tony Blair e del suo governo che dieci giorni dopo, il 17 marzo, 48 ore prima dei primi bombardamenti aerei inglesi, il ministro Goldsmith stilò un nuovo documento in cui sostanzialmente ribaltava le tesi scritte solo pochi giorni prima, giustificando l'intervento su tutti i fronti, compreso quello legale, e quindi andando incontro ai desideri di Downing Street
Tra coloro che, secondo il Mail On Sunday, ricevettero l'ordine di distruggere il primo testo, che bocciava la guerra, c'era anche l'allora ministro della Difesa Geoff Hoon, fedelissimo di Blair che ebbe tuttavia la cura di farsene consegnare una copia, minacciando il premier di rivelarne il contenuto quando – nel corso di un rimpasto – fu spostato a un incarico minore. Particolare che Hoon ha smentito. Le odierne rivelazioni arrivano mentre si attende la pubblicazione in Gran Bretagna del rapporto Chilcot, sulle reali ragioni della partecipazione di Londra al conflitto.