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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Guerra a Gaza, ucciso un dottore di Medici Senza Frontiere. Israele: “Era un terrorista”

L’esercito israeliano è sicuro: Fadi Jihad Muhammad al-Wadiya era un membro della jihad islamica, ma per Mdf lavorava dal 2018 in qualità di fisioterapista: “Siamo indignati e condanniamo fermamente l’uccisione del nostro collega”. E l’esercito di Tel Aviv nella notte ha condotto altri raid.
A cura di Biagio Chiariello
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Per le Forze di difesa israeliane era un membro della Jihad islamica, ma Medici senza frontiere l'ha invece identificato come membro del suo staff. Fadi Jihad Muhammad al-Wadiya è rimasto ucciso ieri, 25 giugno, in un raid dell‘Idf perpetrato con droni sulla città di Gaza

Il 33enne lavorava per la ong dal 2018 in qualità di fisioterapista. “Siamo indignati e condanniamo fermamente l'uccisione del nostro collega”, ha commentato Msf, condividendo sui social una foto del dottore in camice, il sesto dipendente ucciso dal 7 ottobre 2023.

"Controllate sempre per vedere chi state assumendo. Il vostro collega è stato un importante terrorista. Ha portato avanti il sistema missilistico dell'organizzazione terroristica ed era noto anche per mettere in pericolo la vita dei civili", ha tagliato corto l'Idf. "È solo un altro caso di terroristi che a Gaza sfruttano la popolazione civile come scudi umani", ha aggiunto.

E l'esercito di Tel Aviv nella notte ha condotto altri diversi bombardamenti. A Beit Lahia, nel nord della Striscia, tre persone sono morte e 12 sono state ferite nel crollo di una cosa. Analoghi attacchi sono stati effettuati nei pressi di Rafah. A riportarlo è l'agenzia di stampa palestinese Wafa.

Nel frattempo, la chiusura del valico di Rafah, tra Egitto e Striscia di Gaza, ha reso impossibile l'evacuazione medica di almeno duemila pazienti: lo ha riferito Rik Peeperkorn, rappresentante dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l'enclave palestinese e la Cisgiordania.

Le persone che hanno bisogno di lasciare Gaza, secondo Peeperkorn, sono 10.000. E si tratta comunque di numero sottostimato, considerando le persone che necessitano di cure mediche sia per i traumi di guerra che per le malattie croniche. "Abbiamo bisogno di più percorsi per l'evacuazione di emergenza medica: vorremmo vedere Kerem Shalom e altri valichi aperti", ha sottolineato il rappresentante Oms.

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