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Conflitto Israelo-Palestinese

Guerra a Gaza, dagli Usa: “Hamas in cambio di 5 soldatesse ha chiesto più di 150 ergastolani”

La richiesta sarebbe arrivate durante i colloqui di pace in Qatar, fa sapere un reporter di Walla e Axios. Intanto Msf denuncia: “Complesso ospedaliero Al-Aqsa a Gaza colpito per la quinta volta”.
A cura di Biagio Chiariello
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Importanti funzionari americani hanno comunicato che durante i colloqui in Qatar per il cessate il fuoco a Gaza della scorsa settimana Hamas avrebbe "fatto marcia indietro" (rispetto alle richieste precedenti) chiedendo il rilascio maggior numero di detenuti palestinesi all'ergastolo "in cambio delle cinque soldatesse-osservatrici 20enni prigioniere a Gaza. Inizialmente Israele avrebbe dovuto liberare 150 ergastolani, ma Hamas ha presentato una richiesta con un numero più alto". A scriverlo su X Barak Ravid, reporter di Walla e Axios, molto ben informato sui negoziati in corso.

Netanyahu: "Hamas è l'ostacolo per la fine della guerra"

Intanto il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che "l'ostacolo alla fine della guerra e alla liberazione degli ostaggi è Hamas, che ha massacrato sei ostaggi sparando loro alla testa".

"Non è Israele e non sono io", ha specificato, rispondendo alle accuse secondo cui starebbe prolungando la guerra per la sua ‘sopravvivenza' politica. "Non mi occupo del mio futuro politico, ma dell'avvenire di Israele. La guerra sarebbe già finita se Hamas avesse restituito gli ostaggi. Ma si rifiuta di farlo".

Msf: "Complesso ospedaliero Al-Aqsa a Gaza colpito per la quinta volta"

Gli attacchi dell'Idf però continuano e prendono di mira anche zone dove vivono persone sfollate all'interno del complesso ospedaliero di Al-Aqsa, ospedale supportato da Medici Senza Frontiere (Msf) a Deir El Balah. Almeno quattro persone sono morte e 16 sono state ferite e curate nell'ospedale, secondo il ministero della Salute.

È la quinta volta da marzo che il complesso dell'ospedale di Al-Aqsa e le aree circostanti vengono colpite, rimarca in una nota la stessa Msf, che chiede a tutte le parti in conflitto di rispettare l'ospedale e le aree vicine, così da permettere al personale medico di lavorare in sicurezza e di fornire uno spazio sicuro ai civili.

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