Grimsvotn: la nube del vulcano islandese potrebbe raggiungere il Regno Unito
La fredda terra d'Islanda torna a far parlare di sè: soltanto l'anno scorso passeggeri e quanti erano costretti a muoversi per via aerea hanno dovuto vedersela con i capricci di Eyjafjallajokull, il vulcano islandese che paralizzò la circolazione aerea per oltre un mese e provocò danni pare a 5 miliardi di euro alle compagnie aeree. Stavolta, invece, a fare notizia è la densa colonna di fumo, alta oltre 15 km che ieri si è issata dal vulcano islandese Grimsvötn.
Grimsvotn, il vulcano più grande dell'isola, situato nei pressi della capitale Reykjavik, da ieri emette fumo bianco. In ragion di ciò, l'aeroporto internazionale di Keflavik è stato chiuso al traffico ed è stata imposta una No- fly zone nel raggio di 220 km, pari a 120 miglia nautiche. Una decisione "di routine" in casi come questo, che serve a scongiurare danni agli aerei che, qualora sorvolassero l'area, potrebbero incorrere in danni molto seri al motore: nello specifico la No- fly zone è necessaria perché le ceneri sospese potrebbero introdursi negli ingranaggi degli aerei e bloccarli, sino a determinare la loro caduta.
Grimsvotn era sopito dal 2004 e, il 21 maggio, 7 anni dopo ha deciso di ridestarsi in gran stile: pare, infatti, che un risveglio così consistente non si verificava da 100 anni. Secondo gli studiosi e secondo quanto si apprende dal bollettino del traffico dell'Eurocontrol, infatti, se l'attività del vulcano dovesse seguire l'andamento di questi primi giorni di attività, nelle prossime ore la nube potrebbe raggiungere il Regno Unito e nella giornata di mmartedì le aree settentrionali della Francia e la Spagna.
Ad ogni modo, nessun altro aeroporto europeo è stato bloccato oltre a Keflavik. Al momento è solo l'Islanda a dover fare i conti con la furente attività di Grimsvotn: in molti paesini e nelle città nelle vicinanze del cratere di Grimsvotn una coltre di cenere ricopre le strade e gli edifici, rendendo a tratti difficoltosa anche al circolazione stradale. Al fine di evitare i disordin,i verificatesi lo scorso anno durante l'eruzione di Eyjafjallajokull, l'Eurocontrol ha deciso di creare un'unità di crisi che monitorerà la situazione e agirà on time.