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Azienda petrolifera diffonde adesivo agli operai: “Abusate di Greta Thunberg”

X-Site, società che si occupa di estrazioni di petrolio, ha distribuito tra i suoi dipendenti degli adesivi in cui la diciassettenne Greta Thunberg viene ritratta di spalle, tenuta per i capelli da un uomo che la sta stuprando. L’immagine ha fatto il giro del mondo e alla fine la società è stata costretta a scusarsi.
A cura di Davide Falcioni
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Greta Thunberg – ritratta di spalle e riconoscibile dalle ormai celebri trecce – nuda, tenuta per i capelli da un uomo che la sta violentando. È un'immagine che indigna e che sta facendo il giro del mondo quella scelta da X-Site, una società di estrazioni petrolifere che ha deciso di organizzare tra i suoi dipendenti una vera e propria campagna denigratoria nei confronti della diciassettenne svedese leader del movimento globale Fridays for Future che si batte contro l'inquinamento e l'utilizzo di fonti di energia non rinnovabili.

A denunciare l'inquietante campagna contro la giovane ambientalista è stata Michelle Narang, una donna che lavora nel campo delle estrazioni di petrolio ma che non è rimasta indifferente davanti all'evocazione dello stupro di una minorenne. Narang ha quindi chiamato il direttore generale di X-Site, Doug Sparrow, chiedendogli se sapeva che gli adesivi diffusi potevano rappresentare un incitamento alla  violenza. Sparrow, come riporta HuffPost Canada, avrebbe risposto che “Greta non è una bambina, ha 17 anni”. L'uomo si è poi detto estraneo alla vicenda, anche se un dipendente ha chiarito che  "l’adesivo è stato distribuito come materiale promozionale da attaccare sugli elmetti”.

Insomma, quella che evidentemente voleva essere una campagna denigratoria circoscritta ai lavoratori della  X-Site ha finito per fare il giro del mondo tanto che stamattina sul sito dell’azienda sono sparite tutte le notizie ed comparso  solamente un messaggio di scuse per quei volantini contro Greta Thunberg. In quel messaggio si dice che tutto quel materiale prodotto sarà cancellato e distrutto, chiedendo perdono per quella leggerezza con cui è stato deciso di utilizzare l’immagine della giovane ambientalista svedese collegata a quella di uno stupro.

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