Grenfell Tower, un sopravvissuto italiano: “Per salvarmi calpestai qualcosa, erano cadaveri”
La notte del 14 giugno 2017, quella dell'incendio della Grenfell Tower di Londra, la prima squadra di pompieri arrivò sul posto dopo sei minuti dalla chiamata. Nelle ore a seguire sopraggiunsero 250 pompieri e 45 autopompe. Non bastarono. "Ci dissero di stare chiusi dentro agli appartamenti", racconta a Fanpage.it Antonio Roncolato, sopravvissuto a quella notte e ora in prima linea con l'associazione Grenfell United. "Io attesi lì dentro per molte ore, sentivo il fuoco sempre più vicino, sempre più caldo", ricorda a cinque anni dalla tragedia.
La fortuna di Antonio fu quella di trovarsi dalla parte opposta del lato del palazzo in cui era iniziato l'incendio. "Le fiamme andarono prima verso l'alto e non si diffusero in larghezza. Quella è stata la mia salvezza", racconta senza faticare a mettere in fila gli eventi di quella notte alla Grenfell Tower. Non si possono dimenticare. "Fuori dal grattacielo c'era mio figlio. Mi sono detto, se questa sera fai uno sbaglio, sarà l'ultimo della tua vita".
Antonio Roncolato stava per perdere le speranze. I vigili del fuoco gli avevano detto che doveva restare chiuso in appartamento. "Le fiamme stavano arrivando. Avevano atteso troppo tempo. Chiamai nuovamente i pompieri e gli dissi che avevo fatto come mi avevano detto ma che non c'era più tempo. Arrivarono in tre, ci prendemmo centoventi secondi per istruirmi sul piano di sicurezza e per spiegarmi il piano d'uscita". Lo ripetono insieme a fatica, Antonio Roncolato e i tre pompieri, non bisogna sbagliare un passo una volta aperta la porta dell'appartamento, non bisogna fare nessun errore quando si attraversa l'inferno.
"Siamo usciti, nella discesa del palazzo ricordo di essere passato sopra a qualcosa. Solo in seguito mi dissero che erano dei cadaveri. Persone che avevano provato a mettersi in salvo". Una volta usciti, Antonio Roncolato fu portato immediatamente all'ospedale e fu dal pronto soccorso che vide le prime immagini del suo palazzo. Scoppiò in lacrime appena riabbracciò suo figlio.
Marco e Gloria, morti nel rogo della torre di Londra
Quella notte morirono troppe persone. Tra i tanti anche i due giovanissimi connazionali Marco Gottardi e Gloria Trevisan, appena laureati alla Iuav di Venezia, due architetti trasferitesi per lavoro. Una coppia di giovani innamorati che aveva deciso di iniziare nella Grenfell Tower la loro vita e la loro storia d'amore insieme. "L'amore oltre la tragedia" è il ricordo più forte di amici e familiari.
Si conoscevano dal 2014. I genitori hanno sempre desiderato andare oltre la tragedia di quella notte per custodire di Marco e Gloria un sorriso colmo di attimi e ricordi trascorsi nella serenità più totale. "Quella torre non doveva essere solamente il luogo di una tragedia, ma anche il simbolo di vita e di speranza", raccontano i genitori di Marco, Giannino Gottardi e Daniela Burigotto. "Dare vita alla fondazione Grenfell Love ha significato per noi riuscire a sensibilizzare i giovani, raccontare loro storie di speranza, di vita", spiegano. La fondazione eroga borse di studio per gli alunni di classi superiori e studenti di architettura con particolare attenzione ai progetti che si occupano della sicurezza degli edifici. Affinché nulla sia accaduto invano.