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Grecia, processo contro Alba Dorata: 69 imputati accusati di omicidio

Vertici e deputati del partito neonazista greco accusati di aver ideato n’organizzazione criminale tesa a compiere pestaggi brutali e omicidi dei suoi “nemici ideologici” e immigrati stranieri.
A cura di B. C.
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E’ cominciato, è stato subito interrotto e aggiornato al 7 maggio prossimo. E’ il processo a 69 persone fra membri, deputati e simpatizzanti del partito filonazista greco Chrysi Avghì (Alba Dorata) apertosi ieri ad Atene. Il procedimento era già finito al centro delle polemiche per la decisione delle autorità di allestire un tribunale nel penitenziario di sicurezza di Korydallos, popolare quartiere alla periferia di Atene. Una volta avviato, è stato quasi subito interrotto dopo che i giudici hanno constato come uno degli imputati non avesse un avvocato. Intanto, è emerso anche che alcuni testimoni, chiamati a deporre in merito all'omicidio del rapper Pavlos Fyssas, sono stati pestati da simpatizzanti del partito neonazista, con il chiaro intento di farli ritrattare le accuse.

La principale accusa nei confronti dei 69 imputati (all'udienza, però, si sono presentati soltanto in 44, non c'era Nikos Michaloliakos, fondatore e leader del partito, né diversi altri deputati di Alba Dorata) è quella di aver costituito e diretto un'organizzazione criminale tesa a compiere pestaggi brutali e omicidi dei suoi “nemici ideologici” e immigrati stranieri. Un'accusa che, se provata, potrebbe costare agli accusati anche fino a 20 anni di carcere. Presenti in aula, invece, la madre dello stesso Fyssas e il sindaco di Atene Giorgos Kaminis. Fuori dal tribunale dalle prime ore del mattino, si era radunato un centinaio di simpatizzanti di Alba dorata, mentre dall'altro lato della prigione c'è stata una manifestazione contro la fazione neonazista. Nella zona sono stati dispiegati diversi agenti delle forze di sicurezza.

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