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Grecia, il Parlamento licenzia 15mila dipendenti pubblici: “Ce lo chiede la Troika”

Il provvedimento è stato varato ieri: entro la fine del 2014 saranno licenziati 15mila dipendenti pubblici. A chi rimane, scatterà l’aumento dell’orario di lavoro, ma non del salario.
A cura di Davide Falcioni
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Il Parlamento greco ha varato una legge che prevede il licenziamento di 15mila dipendenti pubblici come parte delle misure di austerity imposte al Paese. Per chi non verrà licenziato scatterà un aumento dell'orario di lavoro. Il provvedimento è stato adottato ieri con il voto favorevole di 168 deputati,  contrario di 123 (la sinistra di Syriza) e un'astensione, ed ovviamente ha innescato vivaci proteste ad Atene: i licenziamenti dovranno essere attuati entro la fine del 2014 e servono a soddisfare le condizioni imposte dai creditori, ai quali evidentemente non interessa nulla della già drammatica situazione del Paese, sempre più povero e con un numero crescente di disoccupati.

La troika – composta da Fondo monetario internazionale (FMI), Unione Europea (UE) e la Banca centrale europea (BCE) – ha imposto i tagli nel settore pubblico come condizione minima per l'erogazione di un prestito di oltre 11miliardi di euro, che serviranno per pagare stipendi e pensioni dei prossimi mesi ma non basteranno a tirare fuori il Paese dalla recessione in cui si è avvitato da anni. La cura da cavallo dell'austerity  imposta dalla Bce ha infatti fatto raggiungere al Paese un nuovo record di disoccupazione. Secondo l'istituto Elstat nel mese di gennaio il 27,2% dei cittadini ellenici era senza lavoro. Nel mese di dicembre, il tasso era di 1,5 punti percentuali più basso. Rispetto al 2009, anno in cui è deflagrata con forza la crisi, la disoccupazione nel paese è triplicata, mentre il raffronto con l'attuale tasso medio dell'Eurozona – che si attesta intorno al 12% – è impietoso. La disoccupazione giovanile (tra i 15 e i 24 anni) 59,3%: nello stesso periodo dello scorso anno era del 51%.

L'economia greca è ormai al sesto anno di recessione, ed anche il 2013 si prospetta come un anno terribile, con una previsione di crescita del -4,5%. Malgrado ciò, nel Paese il governo non è minimamente intenzionato a mettere in discussione le politiche di rigore adottate negli ultimi anni.

 

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