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Google Search non completerà più le parole legate alla Pirateria informatica

Giro di vite contro la pirateria. Da oggi, per Google, dire pirateria è dire pornografia. Gli unici altri termini a subire la censura da parte…
A cura di Anna Coluccino
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Giro di vite contro la pirateria. Da oggi, per Google, dire pirateria è dire pornografia. Gli unici altri termini a subire la censura da parte del motore di ricerca, infatti, sono quelli collegati al mondo del porno o, comunque, ritenuti "volgari", ma da oggi queste parole tabù saranno in buona compagnia. E' curioso notare come per Google Search anche la parola "lesbica" sia impronunciabile, malgrado non rientri né in una terminologia prettamente pornografica, né tanto meno nel campionario dei termini scurrili. Ma tant'è, per BigG "lesbica" non si può dire, così come a breve non si potrà più dire "torrent", con buona pace di chiunque non sia d'accordo. Loro il motore di ricerca, loro le regole. Punto.

Forse, tutto questo improvviso interessamento di Mountain View nei confronti della pirateria ha qualcosa a che vedere con il polverone sollevato dai documenti pubblicati da Assange su Wikileaks che stanno facendo tremare il mondo della politica. O magari no. Fatto sta che, da qui a pochi giorni, chiunque proverà a cercare su Google diciture in qualsiasi modo collegate ad atti di pirateria non godrà del servizio di completamento automatico delle chiavi di ricerca.

Se, ad esempio, proverete a cercare Le cronache di Narnia 3 torrent ita non aspettatevi che Google vi suggerisca il risultato come faceva un tempo, dovrete scriverlo da soli e premere invio, perché neppure Google Instant verrà in vostro soccorso. Sarete, a tutti gli effetti, considerato poco meno che criminali, e quindi immeritevoli di ricevere i servizi di BigG.

Naturalmente, così come la censura dei termini pornografici non ha minimamente scalfito l'abnorme mercato del porno online, anche la pirateria sopravviverà senza difficoltà alla decisione presa a Mountain View. D'altronde, il gesto di Google è puramente rappresentativo, un modo come un altro per sottolineare la sua presa di posizione contro certe pratiche cibernetiche. L'idea, però, che un'operazione di questo genere riesca ad arginare, anche solo minimamente, la violazione del copyright è pura fantasia, e lo sanno tutti. Google in testa.

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