Una musica in sottofondo, una ballata per due.
La morte è sempre una gran rottura di coglioni. Ma ci sono delle morti che mi arrovellano lo stomaco, come se qualcuno mi saltasse sulle budella, con i calcagni, più di altre.
Non si può morire piccoli, o soli. Non si può morire vecchi senza aver provato a cambiare il mondo.
Non si può morire senza aver visto il mare, e non si può morire in mare, su un barcone.
Non si può morire mentre si fa l'amore, o di freddo. O per il troppo caldo, al ventitreesimo piano di un grattacielo che brucia, che poi chissà cosa brucia, in un grattacelo. "Forse bruciava il rivestimento", ha detto qualcuno; il rivestimento nuovo per coprire il vecchio di alloggi di edilizia popolare.
Non si può morire se sei emigrato a Londra, dal Veneto, perché in Italia ti sei laureato con 110 ma ti offrono lavori da 300 o 400 euro al mese e devi pure dire grazie, fare l'inchino e il contratto magari il prossimo mese, non faccia il sindacalista che le stiamo facendo un favore, con la crisi che c'è.
Così era successo a Gloria e Marco, che con 300 euro non sarebbero riusciti ad aiutare se stessi e soprattutto la famiglia di lei, una casa all'asta. E così erano volati a Londra dicendosi "andiamo in cerca di fortuna".
E sapete una cosa bella? Due settimane fa avevano trovato lavoro: 1.800 sterline al mese in un importante studio. Perché la morte prende tutti, ma sulle brave persone si accanisce con più forza.
Non si può morire, però si muore. Perché la morte è secca, autoritaria, arcigna, stronza, veloce, insonne e uguale a se stessa.
Non si dovrebbe poter morire, senza una musica in sottofondo, una ballata per due, alla radio.
Però si muore. La morte falcia, ma una volta usato il suo potere diventa un bambino senza più la voglia del gelato. Si addormenta. Non può scalfire i ricordi. Non può niente sulle amicizie, le riflessioni, i sentimenti. La morte non li conosce, i sentimenti. La morte non saprà mai cosa vuol dire volersi bene, trovare casa, trovare lavoro. Essere Gloria e Marco.