Gli Usa mettono il veto sull’adesione della Palestina all’Onu: perché erano obbligati a farlo
Nella notte italiana è arrivato il veto degli Stati Uniti sul voto di una risoluzione al Consiglio di sicurezza dell'Onu. La decisione sul tavolo era importante: la risoluzione proponeva l'adesione "a pieno titolo" dello Stato della Palestina alle Nazioni unite. Oggi invece la Palestina fa parte dell'Onu solo come Stato osservatore, e non come membro. Quello degli Stati Uniti è stato l'unico voto contrario: altri dodici Paesi sono detti a favore, mentre solo due (Regno Unito e Svizzera) si sono astenuti. Dunque, con un voto favorevole o un'astensione degli Usa, il testo sarebbe passato e avrebbe dovuto affrontare un ultimo voto, quello dell'Assemblea generale dell'Onu, ottenendo una maggioranza di almeno due terzi.
La spiegazione degli Usa: "Soluzione dei due Stati è giusta, ma no azioni premature"
Dall'Autorità palestinese è arrivata una condanna del veto degli Stati Uniti: "Questa politica aggressiva degli Stati Uniti nei confronti della Palestina, del suo popolo e dei suoi diritti legittimi rappresenta un palese attacco al diritto internazionale", ha commentato il presidente Abu Mazen, "e un incoraggiamento alla continuazione della guerra genocida contro il nostro popolo che spinge ulteriormente la regione sull’orlo dell’abisso". Anche Hamas ha reagito duramente: "Il nostro popolo proseguirà nella sua lotta fino alla creazione di uno Stato palestinese indipendente e pienamente sovrano con Gerusalemme come capitale".
L'ambasciatore statunitense Robert Wood ha spiegato: "Supportiamo vigorosamente uno Stato palestinese nell'ambito di un accordo di pace. E il presidente Joe Biden dal 7 ottobre ha ripetuto numerose volte che l'unica via per la pace è una soluzione dei due Stati. Ma azioni premature qui a New York, anche con le migliori intenzioni, non porteranno a tale risultato". Il veto degli Usa era stato annunciato già giovedì, dopo che le autorità statunitensi – secondo quanto riportato dalla testata Axios – avevano chiesto a quelle palestinesi per settimane di rimandare il voto e sospendere la richiesta.
Perché la legge statunitense rendeva il veto quasi obbligatorio
Il motivo per cui gli Stati Uniti non avrebbero potuto votare di sì alla risoluzione – se anche ce ne fosse stata la volontà politica, cosa che comunque non è emersa – è che ben due leggi negli Usa vietano al governo di finanziare qualunque ente delle Nazioni unite che riconosce la Palestina come uno Stato. La prima risale al 1990, e impone di bloccare i finanziamenti all'Onu e alle sue agenzie specializzate che tratta l'Organizzazione per la liberazione della Palestina come uno Stato. La seconda è di pochi anni dopo, nel 1994, e si applica a tutte le organizzazioni "affiliate" con l'Onu che riconoscono la piena adesione alle organizzazioni o gruppi che non hanno gli attributi riconosciuti internazionalmente di uno Stato (ovvero, in questo caso, le autorità palestinesi).
Dunque, gli Stati Uniti non erano tenuti legalmente a porre il veto. Ma se la risoluzione fosse passata, avrebbero dovuto fermare tutti i finanziamenti all'Onu. L'intenzione alla base di queste norme è evitare che la Palestina venga riconosciuta come Stato tramite mozioni e risoluzioni internazionali, ma debba necessariamente passare da un negoziato con Israele. Uno degli esempi più noti di applicazione delle leggi (in particolare della prima) risale al 2011, quando l'Unesco garantì la piena adesione alla Palestina. Gli Usa tagliarono i fondi, per poi uscire direttamente dall'organizzazione nel 2018 durante il mandato di Donald Trump e rientrarci lo scorso anno.