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Gli USA hanno pubblicato 13mila documenti segreti sull’omicidio del presidente John F. Kennedy

La Casa Bianca ha ordinato la desecretazione di oltre 13mila documenti “riservati” e legati all’omicidio del presidente John F. Kennedy, ucciso 59 anni fa a Dallas, Texas.
A cura di Davide Falcioni
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La Casa Bianca ha ordinato la desecretazione di oltre 13mila documenti "riservati" e legati all'omicidio del presidente John F. Kennedy, ucciso 59 anni fa a Dallas, Texas. I 13.173 file sono stati messi in rete sul sito web dei National Archives, gli Archivi di Stato, all'indirizzo archives.gov.

Il provvedimento era stato anticipato da un messaggio del presidente Joe Biden inviato nel pomeriggio di ieri: "La profonda tragedia nazionale dell'assassinio del presidente Kennedy – aveva detto il leader USA – continua a risuonare nella storia americana e nella memoria dei molti americani che vissero quel giorno terribile". "Pubblicare tutte le informazioni – aveva aggiunto – è un passaggio chiave per garantire il massimo della trasparenza del governo degli Stati Uniti".

Già cinque anni fa Donald Trump aveva autorizzato la pubblicazione di 2.891 documenti finora riservati sull'omicidio di John Fitzgerald Kennedy.

I 13.173 file disponibili rappresentano il 70% dei documenti prodotti sul caso, carte tenute a lungo riservate su pressione dell'Intelligence, dalla Cia all'Fbi, preoccupate dalla rivelazione delle identità di informatori che potevano essere a rischio della vita, anche a distanza di molti anni. Centinaia di nomi sono stati cancellati, migliaia di documenti restano segreti, ma quello che emerge dovrebbe servire, nelle intenzioni dell'amministrazione Biden, a mettere a tacere le teorie complottiste, tra le quali quella secondo cui l'attentato non sarebbe stato mai commesso a e il presidente Kennedy sarebbe ancora vivo.

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Il ruolo di Lee Harvey Oswald

Gran parte dei file rilasciati appartenevano alla Cia. Molti erano incentrati sui movimenti di Lee Harvey Oswald, l'uomo indicato dalla commissione Warren del Congresso come colui che avrebbe agito da solo per uccidere, il 22 novembre del '63, il presidente americano. Non ci sarebbe stata nessuna cospirazione da servizi deviati e mafia, tuttavia non mancano i riferimenti su presunti contatti tra alcuni protagonisti dell'attentato e gli 007. In uno dei file pubblicati e datato 22 giugno 1962 si parla di Oswald come contatto della Cia da oltre un anno, ben prima dell'attentato.

Oswald viene descritto come un "ex sergente dei Marine di Fort Worth, Texas, che aveva lasciato la Russia con la moglie russa per tornare negli Stati Uniti". Un file del dicembre del '63 riporta come la Cia in Messico avesse intercettato una telefonata di Oswald effettuata a ottobre, prima dell'attentato, all'ambasciata sovietica. Oswald si sarebbe presentato con il proprio nome, parlando un pessimo russo. Secondo i documenti, l'ex sottufficiale dei Marine aveva chiesto se "ci fosse stato niente di nuovo". In un altro file funzionari americani discutono della morte di Oswald, ucciso due giorni dopo l'assassinio di Kennedy, da un uomo chiamato Jack Ruby. Secondo un funzionario, identificato come Felix Dmitreyevich Karasev, "era impossibile uccidere Oswald senza l'aiuto di funzionari americani".

Nei file si parla anche dell'Italia

Da una prima lettura dei documenti sono affiorate alcune storie che riguardano anche l'Italia. In un cablogramma del 1967 si citano articoli del Messaggero e del Corriere della Sera che parlavano del coinvolgimento di un agente Cia di stanza nel nostro Paese e del legame con il Centro Mondiale Commerciale, una sussidiaria degli 007 americani sospettata di essere stata usata dalla Cia per trasferire fondi in Italia per attività di spionaggio.

In un altro si parla del tentativo del Partito comunista di utilizzare l'Unità per pubblicare fotografie che potevano risultare imbarazzanti per l'allora ambasciatrice americana in Italia, Clare Luce, una diplomatica repubblicana che aveva provocato tensioni per il suo acceso anti-comunismo. E in un terzo documento si cita il ruolo di una donna, Annie De Quendoz, indicata come "amante sia di Che Guevara sia di Fidel", cioè Fidel Castro. I file dovevano essere resi pubblici entro l'ottobre 2017, alla scadenza dei venticinque anni fissati dal Congresso nel '92, che aveva chiesto di desecretare tutti i documenti.

Nel 2017, con l'avvicinarsi del termine, l'allora capo della Casa Bianca Donald Trump aveva dapprima annunciato la pubblicazione dei rimanenti file, poi annullato la decisione. Biden aveva annunciato la pubblicazione a ottobre, ma poi aveva rinviato l'appuntamento al 15 dicembre 2022, per permettere una revisione completa di tutti i documenti.

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